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Le tecniche di fecondazione assistita si sono già evolute moltissimo negli ultimi anni. Ma la ricerca non si ferma. Anzi, questo è uno degli ambiti maggiormente in sviluppo. L’ultima novità riguarda l’utilità dei test genetici per la selezione degli embrioni. La scoperta è stata fatta da un team di ricercatori italiani, dell’European Hospital di Roma, e pubblicata sulla rivista Biomed Research International.
Si analizza l’embrione di qualche giorno
Gli autori hanno cercato di capire se il ricorso a specifici test genetici sull’embrione durante l’esecuzione della fecondazione assistita in vitro possa aumentare le probabilità di gravidanza. Questi nuovi test genetici consistono in esami molto particolari, capaci di analizzare l’embrione pochi giorni dopo il suo sviluppo. Fino a oggi, invece, era possibile sottoporre l’embrione a test solo nelle fasi iniziali del suo sviluppo. Posticipare di qualche giorno l’analisi è molto utile perché consente di valutare l’embrione nello stadio di blastocistosi e, quindi, di stabilire già se è sano oppure no.
Si confronta l’embrione con uno sano
Ma come si procede esattamente? In pratica, l’embrione ottenuto grazie alle tecniche di fecondazione assistita viene paragonato dal punto di vista genetico a un embrione sano. In questo modo, si può capire se è sano oppure no. Solo nel caso in cui tutto risulti nella norma si procede all’impianto. Questo diminuisce i rischi successivi, dovuti per lo più all’uso di embrioni malformati, e aumenta le chance di successo della gestazione. Grazie a queste analisi, inoltre, si potrebbero anche evitare le gravidanze plurigemellari. Infatti, si potrebbe impiantare un embrione alla volta.