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Nonostante i limiti (secondo alcuni, decisamente eccessivi) della legge 40, l’Italia ha fatto passi da gigante nel campo della fecondazione assistita, specialmente negli ultimissimi anni. Lo ha confermato Giulia Scaravelli, responsabile del Registro Pma (il registro della Procreazione medicalmente assistita cui fanno capo 358 centri censiti), durante il suo intervento al Convegno della Società italiana di fertilità e sterilità e medicina della riproduzione (Sifes).
Le coppie trattate sono in aumento
Secondo i dati presentati, se nel 2005 i cicli di fecondazione assistita offerti per milione di abitanti erano 636, nel 2011 sono stati oltre 1.000. Un aumento significativo, considerando che proprio il numero dei cicli rappresenta un parametro utilizzato per valutare l’adeguatezza dell’offerta. Questo incremento si è tradotto anche in un accrescimento delle coppie trattate: si è passati dalle 45.500 del 2005 alle 73.500 del 2011.
Grande divario fra nord e sud
Per quanto riguarda la questione pubblico-privato, l’esperta ha spiegato che nel 64,5% dei casi, le tecniche di fecondazione assistita vengono effettuate in centri pubblici o privati convenzionati. Tuttavia, la situazione non è eterogenea su tutto il territorio nazionale. Le cose vanno bene al nord, ma malino al sud: se in Toscana e Lombardia il 95% dei cicli è a carico del Servizio sanitario, nel Lazio, in Sicilia, in Puglia e in Calabria, i trattamenti eseguiti nel privato sfiorano punte anche dell’80-90%.
Il punto di forza
Il nostro Paese eccelle per il criocongelamento degli ovociti. Si tratta di una tecnica rivolta soprattutto alle donne malate di tumore che, a causa delle cure oncologiche, possono andare incontro a infertilità. In pratica, si propone loro di congelare gli ovociti prima di iniziare il trattamento, in modo da poterli poi utilizzare per la fecondazione assistita. Dal 2005 al 2012, 1.945 bimbi sono nati proprio grazie a ovociti scongelati.
Il punto debole
Una delle criticità dell’Italia, invece, è quella relativa agli embrioni orfani, ossia in sovrannumero. “In Italia, oltre 10.000 embrioni abbandonati sono destinati alla morte certa “al freddo e al buio” in una tanica metallica di un laboratorio mentre in tutto il mondo sono le coppie a decidere il destino dei “propri” embrioni soprannumerari”, ha spiegato Antonio Palagiano, vice presidente della Sifes. “Alcune decidono di donarli, aiutando altre coppie affette da analoghi problemi di sterilità. Altre decidono di destinarli alla ricerca, che sta sperimentando le staminali embrionali per la cura di malattie degenerative, della cecità da maculopatia retinica e dell’infarto”.