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E’ stata approvata in via definitiva la proposta di legge (ddl Varchi) presentata da Fratelli d’Italia, per rendere “reato universale” la gestazione per altri, chiamata anche maternità surrogata o utero in affitto.
Avanzata con l’obiettivo di tutelare i bambini, la proposta della gestazione per altri come reato universale porta con sé altri problemi, perché rende impossibile nel nostro Paese il riconoscimento di figli nati altrove, dove la procedura è consentita. Vediamo più nel dettaglio la questione.
Cosa cambia con questa legge
Il decreto appena approvato modifica la legge già esistente con solo una frase: «Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana». La questione apre diversi problemi: “Il ddl Varchi non crea un nuovo reato, visto che già oggi la gestazione per altri in Italia è vietata, bensì modifica la perseguibilità del reato” spiega l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni. “Le pene previste si applicano anche se questa proceduta viene compiuta all’estero e poi si rientra con il neonato in Italia”. Per vedere come evolverà questa situazione, sarà necessario aspettare l’applicabilità della legge, caso per caso. “Per il momento, il fatto che il reato universale sia legge è un provvedimento dannoso e inutile anche se l’intento fosse davvero quello di proteggere le persone e ridurre gli abusi. Per il momento, questa legge è solo un manifesto politico con finalità intimidatorie”.
Reato universale come punto di partenza?
Di altro avviso è la giurista Marina Casini, esperta di temi bioetici e presidente del Movimento per la vita italiano. “Questa modifica rappresenta una decisione chiara e netta in difesa delle madri e dei concepiti, che sono i più indifesi. I figli non sono prodotti da commissionare o diritti da pretendere. È quindi auspicabile che questa legge non sia un punto di arrivo, ma una tappa nel cammino di riflessione sul senso del figlio, dal concepimento, della maternità e della paternità. Solo questo garantisce il vero progresso e mette al riparo da abusi, discriminazioni, sfruttamenti”.
La GPA in Italia
La gestazione per altri è illegale in Italia fin dal 2004, con l’articolo 12 della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che vieta la procedura all’interno del nostro paese e la pena per chi la viola prevede la reclusione da 3 mesi a 2 anni e la multa da 600.000 euro a un milione.
Di conseguenza, nel territorio italiano questa pratica da oltre vent’anni è vietata in qualsiasi modo. Con questo ddl, il divieto varca i confini nazionali e prevede le stesse sanzioni se si decide di compiere la procedura all’estero. Questo significa che le persone che decidono di avere un figlio con gestazione per altri in un Paese dove è permesso (in Europa per esempio Belgio, Bulgaria, Danimarca, Regno Unito e Paesi Bassi) al rientro in patria potranno essere arrestate o essere soggette a una pena pecuniaria molto elevata.
Gestazione per altri, di che cosa si tratta
La gestazione per altri è nota anche come maternità surrogata oppure utero in affitto. Si tratta di una forma di procreazione medicalmente assistita in cui la fecondazione avviene in vitro secondo le varie tecniche disponibili.
In seguito, l’embrione viene impiantato nell’utero della donna, che può farlo o per motivi economici (quando riceve un compenso variabile) oppure di tipo altruistico (e in questo caso riceve solo un rimborso spese).
Solitamente, ricorrono alla gestazione per altri le coppie eterosessuali in cui la donna non può portare avanti la gravidanza (per esempio dopo isterectomia per un tumore all’utero). A volte, ma in misura minore, vi fanno ricorso le coppie omosessuali maschili.
Le conseguenze sui bambini nati dalla GPA
Le forti restrizioni che comporta la definizione di reato universale per la gestazione per altri potrebbero avere ricadute prima di tutto sui piccoli nati con questa procedura. Una eventuale condanna per reclusione dei componenti della coppia divenuti genitori nuocerebbe fortemente al neonato che sarebbe privato della famiglia. Una coppia eterosessuale potrebbe essere costretta a dichiarare il falso, nel momento della trascrizione del certificato di nascita redatto all’estero al registro di Stato civile del Comune di residenza, esponendosi al rischio di dichiarare il falso in un atto pubblico.
Pene come reclusione e pesanti sanzioni danneggerebbero la famiglia sul piano economico e lavorativo. Il riconoscimento, lungo e ricco di ostacoli burocratici, sarebbe un vero calvario per la famiglia e per i bambini stessi.
Rischio di problemi e sfruttamento
D’altra parte c’è l’aspetto dello sfruttamento di donne bisognose, soprattutto nei Paesi più poveri, dove la gestazione per altri viene portata a termine per motivi economici e quasi mai – come succede in Europa – con modalità di tipo altruistico. Per arrivare poi ai casi limite di bambini nati da gestazione per altri e mai “ritirati” dalla coppia per varie motivazioni: basti pensare alle centinaia di bambini nati in Ucraina e rimasti in orfanotrofio, senza una famiglia, dopo lo scoppio della guerra. “La maternità surrogata lede la dignità e i diritti della donna e del nascituro” aggiunge la giurista Marina Casini. “La dolorosa situazione di chi non può avere figli non giustifica pratiche che vanno contro la dignità della vita umana. I figli non si possono vendere, comprare, regalare sulla base di accordi e contratti. La prima relazione nasce nel grembo materno, la prima culla naturale, tra madre e figlio”.