La gestazione per altri diventa reato universale: significato e cosa succederà ai futuri genitori

Roberta Raviolo A cura di Roberta Raviolo, con la consulenza di Stefania Piloni - Dottoressa specialista in Ginecologia Pubblicato il 17/10/2024 Aggiornato il 21/10/2024

Le conseguenze sulle coppie che non possono avere un figlio e che pensano di ricorrere a questa modalità per diventare genitori. Ne parliamo con l'avvocata Filomena Gallo, la giurista Marina Casini e la ginecologa Stefania Piloni.

donna incinta

E’ stata approvata in via definitiva la proposta di legge (ddl Varchi) presentata da Fratelli d’Italia, per rendere “reato universale” la gestazione per altri (Gpa), chiamata anche maternità surrogata o utero in affitto.

Avanzata con l’obiettivo di tutelare i bambini, la proposta della gestazione per altri come reato universale porta con sé altri problemi, perché rende impossibile nel nostro Paese il riconoscimento di figli nati altrove, dove la procedura è consentita. Vediamo più nel dettaglio la questione.

Cosa cambia con questa legge

Il decreto appena approvato modifica la legge già esistente con solo una frase: «Se i fatti di cui al periodo precedente sono commessi all’estero, il cittadino italiano è punito secondo la legge italiana». La questione apre diversi problemi: “Il ddl Varchi non crea un nuovo reato, visto che già oggi la gestazione per altri in Italia è vietata, bensì modifica la perseguibilità del reato stesso” spiega l’avvocata Filomena Gallo, segretaria dell’Associazione Luca Coscioni. “Le pene previste si applicano anche se questa proceduta viene compiuta all’estero e poi si rientra con il neonato in Italia”. Per vedere come evolverà questa situazione, sarà necessario aspettare l’applicabilità della legge, caso per caso. “Il fatto che il reato universale sia legge è un provvedimento dannoso e inutile anche se l’intento fosse davvero quello di proteggere le persone e ridurre gli abusi. Per il momento, questa legge è solo un manifesto politico con finalità intimidatorie”.

Reato universale come punto di partenza?

Di altro avviso è la giurista Marina Casini, esperta di temi bioetici e presidente del Movimento per la vita italiano. “Questa modifica rappresenta una decisione chiara e netta in difesa delle madri e dei concepiti, che sono i più indifesi. I figli non sono prodotti da commissionare o diritti da pretendere. È quindi auspicabile che questa legge non sia un punto di arrivo, ma una tappa nel cammino di riflessione sul senso del figlio, dal concepimento, della maternità e della paternità. Solo questo garantisce il vero progresso e mette al riparo da abusi, discriminazioni, sfruttamenti”. 

La GPA in Italia

La gestazione per altri è illegale in Italia fin dal 2004, con l’articolo 12 della legge 40 sulla procreazione medicalmente assistita, che vieta la procedura all’interno del nostro paese e la pena per chi la viola prevede la reclusione da 3 mesi a 2 anni e la multa da 600.000 euro a un milione.

Di conseguenza, nel territorio italiano questa pratica da oltre vent’anni è vietata in qualsiasi modo. Con questo ddl, il divieto varca i confini nazionali e prevede le stesse sanzioni se si decide di compiere la procedura all’estero. Questo significa che le persone che decidono di avere un figlio con gestazione per altri in un Paese dove è permesso (in Europa per esempio Belgio, Bulgaria, Danimarca, Regno Unito e Paesi Bassi) al rientro in patria potranno essere arrestate o essere soggette a una pena pecuniaria molto elevata.

Gestazione per altri, di che cosa si tratta

La gestazione per altri è nota anche come maternità surrogata oppure utero in affitto. Si tratta di una forma di procreazione medicalmente assistita in cui la fecondazione avviene in vitro secondo le varie tecniche disponibili.

In seguito, l’embrione viene impiantato nell’utero della donna, che può farlo o per motivi economici (quando riceve un compenso variabile) oppure di tipo altruistico (e in questo caso riceve solo un rimborso spese).

Solitamente, ricorrono alla gestazione per altri le coppie eterosessuali in cui la donna non può portare avanti la gravidanza (per esempio dopo isterectomia per un tumore all’utero). A volte, ma in misura minore, vi fanno ricorso le coppie omosessuali maschili.

Le conseguenze sui bambini nati dalla GPA

Le forti restrizioni che comporta la definizione di reato universale per la gestazione per altri potrebbero avere ricadute prima di tutto sui piccoli nati con questa procedura. Una eventuale condanna per reclusione dei componenti della coppia divenuti genitori nuocerebbe fortemente al neonato che sarebbe privato della famiglia. Una coppia eterosessuale potrebbe essere costretta a dichiarare il falso, nel momento della trascrizione del certificato di nascita redatto all’estero al registro di Stato civile del Comune di residenza, esponendosi al rischio di dichiarare il falso in un atto pubblico.

Pene come reclusione e pesanti sanzioni danneggerebbero la famiglia sul piano economico e lavorativo. Il riconoscimento, lungo e ricco di ostacoli burocratici, sarebbe un vero calvario per la famiglia e per i bambini stessi.

Rischio di problemi e sfruttamento

D’altra parte c’è l’aspetto dello sfruttamento di donne bisognose, soprattutto nei Paesi più poveri, dove la gestazione per altri viene portata a termine per motivi economici e quasi mai – come succede in Europa – con modalità di tipo altruistico. Per arrivare poi ai casi limite di bambini nati da gestazione per altri e mai “ritirati” dalla coppia per varie motivazioni: basti pensare alle centinaia di bambini nati in Ucraina e rimasti in orfanotrofio, senza una famiglia, dopo lo scoppio della guerra. “La maternità surrogata lede la dignità e i diritti della donna e del nascituro” aggiunge la giurista Marina Casini. “La dolorosa situazione di chi non può avere figli non giustifica pratiche che vanno contro la dignità della vita umana. I figli non si possono vendere, comprare, regalare sulla base di accordi e contratti. La prima relazione nasce nel grembo materno, la prima culla naturale, tra madre e figlio”.

Il parere della ginecologa Stefania Piloni

Da un punto di vista strettamente medico, in che termini è possibile porre la questione? Lo abbiamo chiesto alla professoressa Stefania Piloni, ginecologa a Milano.

Qual è il suo parere in merito alla gestazione per altri?

“La questione della gestazione per altri è complessa, con tante variabili che dipendono da caso a caso. Io, come molti altri ginecologi, mi posso trovare d’accordo per alcuni aspetti e non condividerne altri. Può essere comprensibile la situazione di una donna che ha subito l’asportazione dell’utero, per esempio per un tumore, oppure che ha una malattia di cuore o un’insufficienza renale che rendano pericolosa una gravidanza. Non volendo adottare, ma avendo ovaie sane, decide di raccogliere i propri ovociti, di fecondarli con la procedura della fecondazione assistita e di far crescere l’embrione nell’utero di un’altra donna. Spesso è una parente, per esempio una sorella, oppure un’amica che si presta in modo totalmente altruistico. Ci sono stati diversi casi di questo tipo e sono condivisibili”.

E se sono due uomini a voler diventare genitori con questo metodo?

“È una situazione diversa. In questo caso gli spermatozoi dell’uno o dell’altro, o un mix dei due, fecondano l’ovocita di una donna che solitamente non è colei che porterà avanti la gestazione. L’embrione generato viene inserito nell’utero di un’altra donna ancora, spesso in Paesi poveri dove le donne per motivazioni economiche si prestano a portare avanti una gravidanza dietro compenso. Negli Usa spesso gli embrioni congelati vengono trasferiti altrove, spesso in India. In Italia il problema non si pone appunto perché il procedimento è vietato. Il bambino viene fatto nascere con un cesareo e consegnato ai padri”.

Condivide questa possibilità?

“Sono di visione libertaria, ma credo che non si debbano mai perdere di vista i diritti di chi ci sarà, ossia del nascituro, con tutto il rispetto per il desiderio di diventare genitori con il proprio Dna. Mi spiego: un bambino in questo modo viene al mondo originato dall’ovulo di una sconosciuta, poi inserito nell’utero di una donna che, dopo averlo partorito, non ha nemmeno la possibilità di tenerlo con sé e allattarlo. Il bimbo viene privato del contatto fisico materno, essenziale per un neonato, e della possibilità di assumere il latte materno, che è fondamentale per la sua salute. Eliminare questo passaggio rischia di disintegrare all’origine la bellezza del dare la vita e negare il ruolo del corpo della donna che ha portato il figlio in grembo. La possibilità di essere allattato e di stare con la madre viene data agli animali, non capisco perché debba essere negata ai piccoli dell’uomo. La genitorialità non è solo genetica.

Immagine di pixabay

 
 
 

In breve

Con la definizione di reato universale per la maternità surrogata, come proposto dal ddl Varchi di Fratelli d’Italia, le coppie che avranno un figlio attraverso la gestazione per altri in Stati esteri in cui è consentita saranno soggette a sanzioni al rientro nel nostro Paese, come multe o reclusione

 

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