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Cade il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. È recente la decisione della Corte costituzionale sull’illegittimità di questo paletto della legge 40, che riguardava il divieto di accedere alla diagnosi preimpianto in caso di malattie dei genitori trasmissibili geneticamente alla prole.
Prima consentito solo l’aborto terapeutico
Queste coppie erano di fatto escluse della possibilità di accedere alla procedura. Sebbene, infatti, le tecniche di diagnosi prenatale (villocentesi o amniocentesi) rappresentino delle procedure efficaci per la diagnosi fetale di anomalie genetiche, nel caso in cui venga individuato un feto malato, le coppie hanno come alternativa la scelta di proseguire la gravidanza o l’interruzione terapeutica. La diagnosi genetica preimpianto consente, invece, di identificare la presenza di malattie genetiche o alterazioni cromosomiche in fasi molto precoci di sviluppo embrionale, prima dell’impianto in utero, evitando così il ricorso all’aborto terapeutico.
Eliminati altri divieti
La questione era stata discussa in udienza quando il tribunale di Roma si era occupato di due coppie cui era stata negata la possibilità di effettuare la diagnosi preimpianto, nonostante la presenza accertata di gravi patologie genetiche dalle strutture cui si erano rivolte per diventare genitori. Dopo 11 anni dalla sua entrata in vigore, la legge 40 ha visto abbattersi diversi vincoli che limitavano le possibilità di accesso alla procedura. In particolari, sono stati eliminati 4 divieti: quello sulla produzione di più di tre embrioni e crioconservazione, l’obbligo contemporaneo di impianto di tutti gli embrioni prodotti, il divieto di diagnosi preimpianto (per le coppie infertili) e quello alla fecondazione eterologa, mentre è rimasta in vigore l’interdizione per i single e le coppie omosessuali.
L’ultima conquista
Ora un’altra conquista: cade il divieto di accesso alle tecniche di procreazione medicalmente assistita per le coppie fertili portatrici di patologie genetiche. I centri per la procreazione assistita del Cecos Italia, l’associazione che raggruppa privati e convenzionati, sono pronti a effettuare la diagnosi preimpianto alle coppie fertili portatrici di malattie genetiche. Nei centri pubblici, invece, al momento l’esame non viene effettuato.