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La ricerca nel campo della fecondazione assistita prosegue e promette grandi novità. Alcuni studi condotti dal professor Antonio Pellicer, docente di ostetricia e ginecologia all’università di Valencia (Spagna), presidente dell’Instituto Valenciano de Infertilidad, si stanno focalizzando sulle mutazioni genetiche responsabili di infertilità.
Mutazioni genetiche
Secondo Pellicer, ognuno di noi, in media, è portatore di 2-3 mutazioni genetiche che possono provocare malattie di vario tipo. L’1% dei bambini nasce affetto da una di queste patologie, che causano il 18% dei ricoveri ospedalieri pediatrici e il 20% delle morti infantili. I ricercatori spagnoli hanno analizzato quanto le mutazioni genetiche fossero comuni nella popolazione: l’84% dei soggetti analizzati sono risultati portatori di una mutazione, mentre il 16% è apparso negativo.
Diagnosi pre-impianto
Per Pellicier, il metodo più efficace per ottimizzare i cicli di fecondazione assistita eseguiti dalle coppie con problemi di infertilità, ma anche di coppie infertili portatrici di malattie genetiche, è rappresentato dalla diagnosi pre-impianto: oggi si sta cercando di eseguire i test non più su materiale ottenuto tramite biopsia, bensì dal liquido di coltura dell’embrione.
fecondazione eterologa
La ricerca nel campo della fecondazione assistita prosegue anche per le coppie che devono ricorrere alla fecondazione eterologa: la direzione che si sta intraprendendo è quella del ringiovanimento dell’ovaio, anche con l’utilizzo di cellule staminali del midollo osseo, che nelle donne in menopausa ha mostrato di riuscire a risvegliare follicoli dormienti. Test eseguiti su 10 donne hanno documentato un aumento del 60% nella risposta follicolare e di produzione di ovuli.
Esperimenti estremi
In Giappone si sta tentando una tecnica più invasiva, che consiste nel provocare un trauma (attraverso incisione) all’ovaio, tramite laparoscopia, che stimola la vascolarizzazione e la produzione ovocitaria. Altra linea di ricerca consiste nella creazione di ovuli e spermatozoi da staminali, che nell’animale è già stato fatto con successo, a partire da cellule della pelle.