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Qualsiasi sia la tecnica di fecondazione assistita scelta, prima di procedere è sempre necessario ricorrere a una stimolazione ormonale. Infatti, in questo modo si aumentano le probabilità di ovulazione e, dunque, anche di concepimento. Non bisogna però esagerare. Non solo perché i farmaci impiegati a questo scopo possono avere effetti collaterali importanti sulla futura mamma, ma anche perché potrebbero avere effetti pericolosi sul bebè. A dirlo è una recente ricerca, condotta da un team di ricercatori britannici, dell’Aberdeen Fertility Centre e del King’s College di Londra, con la collaborazione di un gruppo di studiosi dell’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia.
Uno studio molto ampio
Lo studio, che è stato pubblicato sulla rivista Human Reproduction, si è basato sul database nazionale della Human Fertilisation and Embryology Authority, il registro inglese delle procedure di procreazione assistita. In particolare, sono stati considerati oltre 65 mila bambini, tutti nati grazie al ricorso alla fecondazione assistita. Gli autori hanno analizzato i dati relativi ai cicli di cure cui si erano sottoposti i genitori e alla gravidanza. Lo scopo era capire se l’eccessiva stimolazione ormonale potesse avere un qualche effetto sulla salute dei piccoli.
Cresce il rischio di parto pretermine
L’analisi condotta ha rivelato che dare troppi ormoni alle donne che devono sottoporsi alla fecondazione assistita è pericoloso. Infatti, può compromettere l’andamento della gravidanza e influire sulla salute dei bambini. In particolare, si è visto che, nella casistica considerata, l’iper risposta ovarica conseguente all’eccessiva stimolazione era associata a un aumento del rischio di parto pretermine e di basso peso alla nascita del 15-30%.
Le possibili alterazioni
Gli studiosi hanno ipotizzato che la somministrazione di una quantità esagerata di ormoni e la risposta ovarica abnorme che ne deriva potrebbe alterare la mucosa uterina dove si annida l’embrione, favorendo lo scarso accrescimento del bebè e la nascita prematura. Serviranno però altre ricerche per chiarire bene i meccanismi in gioco. È certo, però, che la cosa migliore sia limitare la quantità di ormoni. “La terapia ormonale va personalizzata. Non tutte le donne hanno bisogno della stessa quantità di ormoni, perché sono diverse l’una dall’altra. Pur avendo la stessa età, possono avere riserve ovariche molto differenti” ha commentato Antonio La Marca della Struttura complessa di Ginecologia dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Modena.