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Le coppie che sono costrette a ricorrere alla fecondazione assistita per avere un bambino perché hanno problemi di infertilità sono in continuo aumento. Di pari passo al numero di richieste, fortunatamente, cresce anche la ricerca. L’ultima buona notizia in quest’ambito arriva da Roma, e più precisamente dal centro Pma (procreazione medicalmente assistita) di Chianciano Salute (convenzionato con il Servizio sanitario nazionale).
La Icsi bionaturale
Nel campo della fecondazione assistita si sta assistendo a un fermento sempre maggiore, a maggior ragione dopo il via libera alla fecondazione eterologa anche in Italia. Le tecniche più innovative sono tre. Innanzitutto, la cosiddetta “Icsi bionaturale”, ideata dal centro di Chianciano Terme. In pratica, si tratta di un trattamento che permette di svolgere una selezione accurata degli spermatozoi, allo scopo di selezionare quelli che hanno le caratteristiche migliori e hanno una probabilità più elevata di fecondare l’ovulo.
Una selezione sempre migliore
La Icsi bionaturale può essere abbinata anche alla nutrigenomica e alla farmacogenomica. La prima è la scienza che studia il rapporto fra il Dna e il cibo, analizzando come l’alimentazione può modificare l’attività dei geni. La seconda, invece, è una branca della biologia che valuta gli effetti dei farmaci in base al profilo genetico della persona. “La possibilità di utilizzare metodiche quali la nutrigenomica o la farmacogenetica permette di rendere questa tecnica più naturale, selezionando lo spermatozoo più idoneo per poter fertilizzare e permettendo una stimolazione costruita sulle caratteristiche genetiche della donna e dando maggiore importanza all’embrione e al suo impianto nella cavità uterina” ha spiegato Alfonso Maria Irollo, direttore responsabile del centro di Chianciano. Con queste metodiche, secondo l’esperto, le probabilità di successo si attestano fino al 45-50%: c’è, dunque, una speranza anche per le coppie che si sono già sottoposte ad altri tentativi di fecondazione assistita, che si sono rivelati fallimentari.
Il futuro dell’eterologa
Per quanto riguarda la fecondazione eterologa, oggi si va sempre più sulla ricerca di un’elevata compatibilità genetica fra la donatrice e la donna che riceverà l’ovulo. Addirittura, secondo i genetisti di Chianciano salute, lo studio del profilo genetico di donatrice e ricevente permetterà, in futuro, di raggiungere una compatibilità talmente alta che la donna ricevente potrà donare cellule staminali o tessuti al figlio pur non essendo la mamma abiologica. “È uno degli aspetti psicologici e biologici più importanti, per la donna ricevere un tessuto eterno si correla con la sensazione di figlio non proprio, stiamo cercando di creare le migliori condizioni affinché questo non avvenga” ha affermato il genetista Raffaele Aiello.