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Si chiama “attivazione in vitro” o, più semplicemente, “Iva” ed è una nuova tecnica di fecondazione assistita che potrebbe consentire a molte donne infertili di coronare il loro sogno di maternità. Durante la sperimentazione già una donna ha avuto un figlio e un’altra è incinta.
L’ovaio in provetta
Questa nuova tecnica di fecondazione assistita consiste nell’estrazione di un ovaio o di una sua porzione, al fine di trattarlo e stimolarlo fuori dall’utero e poi successivamente reimpiantarlo vicino alle tube di Falloppio attraverso un intervento in laparoscopia. Le ovaie vengono trattate con dei farmaci che favoriscono la maturazione degli ovuli. Questi vengono infine raccolti, fecondati con lo sperma del partner e trasferiti nell’utero della futura madre.
Già due donne incinta con questo metodo
Scienziati dell’università di Stanford insieme ad altri esperti giapponesi hanno sperimentato questa tecnica di fecondazione assistita su alcune donne affette da insufficienza ovarica primaria, una malattia che impedisce la crescita o la maturazione degli ovociti. Alla sperimentazione hanno partecipato 25 donne giapponesi di 37 anni. Sono stati ottenuti risultati positivi in due casi. Il prossimo passo sarà testare la metodica di fecondazione assistita su donne affette da altre cause di infertilità.
Tante le cause di sterilità
Secondo il Ministero della salute, circa il 35-40% dei casi di infertilità di coppia sono ascrivibili alla donna. Tra le più frequenti cause di infertilità femminile c’è la mancanza di ovulazione o anovulazione, generalmente dovuta a squilibri ormonali, come disfunzioni della tiroide, sindrome dell’ovaio policistico, anoressia nervosa, obesità. Altra causa importante sono i danni alle tube, che possono essere causati da infezioni, cicatrici o aderenze da interventi chirurgici precedenti. Questi fattori ostacolano o impediscono agli spermatozoi di incontrare l’ovocita.