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In Italia esistono circa 360 centri pubblici di procreazione medicalmente assistita (Pma). Eppure, in tema di fecondazione assistita non a tutte le coppie sono garantiti gli stessi diritti. A fare la differenza non sono tanto le condizioni di salute o l’età, ma piuttosto la regione di appartenenza. Infatti, in alcune regioni chi intende intraprendere questo percorso deve necessariamente sostenere i costi relativi di tasca propria.
La situazione attuale
Le coppie per cui la fecondazione assistita è disponibile solo a pagamento sono quelle che abitano in Puglia, Calabria, Sicilia e Campania. Infatti, recentemente queste regioni hanno stabilito che i trattamenti di Pma sono troppo costosi per poter essere garantiti tramite il Servizio sanitario nazionale in forma del tutto gratuita o dietro pagamento del ticket. Tutta colpa dei bilanci in rosso e della necessità di effettuare tagli per far quadrare la spesa sanitaria. Di conseguenza, le quattro regioni del Sud hanno deciso che le cure per le coppie con problemi di fertilità sono troppo onerose, per cui non possono più essere garantite. Piuttosto che ridimensionare, altre prestazioni hanno preferito colpire queste.
Anche al Nord ci sono delle criticità
E l’ostacolo non può nemmeno essere aggirato facilmente: infatti, la maggior parte degli aspiranti genitori che si rivolge ad alte regioni per ricevere le cure con il sistema pubblico viene rimbalzato. Del resto, c’è da dire che la situazione, sebbene meno difficoltosa, non è del tutto rosea nemmeno nel resto d’Italia. Per esempio, in Piemonte e Lombardia viene rimborsata solo la fecondazione assistita autologa ma non quella eterologa. Ogni regione dunque ha norme, criteri e condizioni proprie. Ecco perché le coppie con problemi di fertilità che intendono intraprendere questa strada devono informarsi attentamente su ciò che è previsto e con quali costi nei centri pubblici della propria regione.
Non è un illecito
È bene sapere che la fecondazione assistita, per legge, non rientra nei Lea, i livelli essenziali di assistenza, che stabiliscono le prestazioni e i servizi che il Servizio sanitario nazionale è tenuto a fornire a tutti i cittadini, gratuitamente o dietro pagamento del ticket. Perlomeno dal punto di vista legislativo, dunque, è del tutto lecito che una regione decida di escluderla dalle prestazioni offerte tramite il Snn. “Continua a esserci una discriminazione economica tra le coppie, la stessa rilevata dalla Corte Costituzionale. Al Sud l’offerta è quasi tutta privata, così si continua ad andare all’estero per l’eterologa e a fare le code nelle altre regioni per l’omologa. Ora lo stop. La Toscana ha detto basta alle prestazioni gratuite per chi arriva da regioni che non rimborsano. E ha ragione, il ministro aveva promesso di mettere la Pma nei livelli di assistenza. Ma nulla è ancora accaduto” ha affermato Maria Paola Costantini, avvocato di tanti aspiranti genitori che a suon di ricorsi hanno contribuito a smantellare la legge 40.