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Non si contano più le donne “celebri” che diventano mamme (o dichiarano di volerlo diventare) in età avanzata. Il risalto dato dai media a queste notizie, e gli indiscutibili progressi in campo medico di questi anni, hanno avvalorato la convinzione che, grazie alla fecondazione assistita, oggi tutto sia possibile. Anche diventare madri a un età in cui, in modo naturale, non sarebbe più possibile.
E invece non è così. In più, ci sono costi fisiologici e costi psicologici di cui raramente si parla. Che devono, invece, essere messi in conto. Senza dimenticare quelli economici per chi decide di non aspettare i tempi del Servizio sanitario in un ambito in cui il tempo è prezioso, quando non determinante. Lo stesso discorso vale per chi, volendo ricorrere all’inseminazione eterologa o all’ovodonazione, proibite in Italia, si trova costretto a rivolgersi a un centro all’estero. Come peraltro deve fare chi ha più di 42-43 anni, età oltre la quale pressoché nessuna Regione italiana offre più la possibilità di ricorrere alla fecondazione assistita in regime pubblico.
I viaggi della speranza
Molte coppie alla ricerca di un figlio emigrano allora in Spagna, in Svizzera, in Inghilterra, a Malta… dove non ci sono le restrizioni italiane e quello che nel nostro Paese non è consentito dalla legge là si può spesso fare. Pagando ovviamente.
Cifre che si aggirano, per la semplice inseminazione nell’utero intorno ai 1.000 euro; per ogni ciclo di Fivet (la fecondazione in vitro classica) da circa 3.000 euro fino a 10.000, mentre per la Icsi (la fecondazione in vitro effettuata iniettando lo spermatozoo nell’ovulo), tecnica più complessa che si usa se ci sono particolari difficoltà, i costi salgono di almeno 1.000 euro in più rispetto alla Fivet.
I “successi” diminuiscono con l’età
Non tutte le donne che si affidano alle tecniche di fecondazione assistita hanno voglia di riconoscere che riportare indietro l’orologio biologico è tutt’altro che facile: sotto i 35 anni le probabilità di successo sono del 25-30%; dai 35 ai 39 anni, vanno dal 15 al 20%, oltre i 42 anni oscillano dal 3% al 5%, a 44-45 anni sono ancora meno. In altre parole, più si va avanti con gli anni più si rischia di star male dal punto di vista psicologico ed emotivo. Così come si possono sopportare meno i fastidi fisici (che però potrebbero anche non presentarsi…), come quelli legati al prelievo di ovociti, il gonfiore, il senso di pesantezza ovarica, la ritenzione idrica, causati dalla stimolazione ovarica. Non a caso le Regioni garantiscono al massimo 3 o 4 tentativi.