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Utilizzare a fini di ricerca scientifica l’embrione crioconservato dopo un trattamento di fecondazione assistita: al momento, in Italia la procedura è vietata dall’articolo 13 della legge 40, che regola la fecondazione assistita. Ma a breve le cose potrebbero cambiare.
Il caso “milanese”
Una coppia di Milano ha, infatti, presentato ricorso affinché il terzo degli embrioni prodotti attraverso l’intervento di fecondazione assistita omologa (con gameti della stessa coppia) cui si sono sopposti i due partner a causa di problemi di fertilità, che non è stato impiantato, venga utilizzato per ricerche scientifiche senza scopo di lucro né finalità selettive o eugenetiche (cioè volte al “perfezionamento” della specie umana attraverso la selezione di caratteristiche fisiche o mentali). Il presupposto dell’istanza dei genitori milanesi, che desidererebbero utilizzare a fini di ricerca scientifica l’embrione crioconservato dopo un trattamento di fecondazione assistita, è che l’embrione è di loro appartenenza e pertanto, in base al principio di autodeterminazione (articolo 2 della Costituzione) e al diritto alla libertà personale (articolo 13), essi hanno il diritto di chiederne la restituzione. La coppia fa anche riferimento all’articolo 32 della Costituzione, che vieta procedure sanitarie senza il consenso dell’interessato, e all’articolo 9, che stabilisce che la Repubblica promuove la ricerca scientifica.
Una conquista importante
Utilizzare a fini di ricerca scientifica l’embrione crioconservato dopo un trattamento di fecondazione assistita è una conquista significativa. A settembre 2014 era stato abbattuto un altro “paletto” importante in tema di fecondazione assistita: il divieto di donazione di gameti o ovociti da parte di un soggetto esterno alla coppia di aspiranti genitori (fecondazione eterologa). La sentenza della Corte costituzionale del 9 aprile 2014 ha, infatti, reso possibile questa procedura che la legge italiana vietava. Le nuove linee guida stabiliscono che per le donne sotto i 43 anni, la fecondazione eterologa è gratuita o con ticket ed è previsto un massimo di 3 cicli di trattamento a carico del Servizio sanitario nazionale.