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La ricerca di donatori per la fecondazione eterologa è un argomento molto dibattuto. Una sentenza della Corte costituzionale del 2014 aveva dato il via libera anche in Italia a questa procedura, che prevede l’utilizzo di ovociti o liquido seminale di persone esterne alla coppia di aspiranti genitori, in cui uno dei due ha problemi di fertilità. A oggi, però, sono ancora molti gli ostacoli per chi desidera affidarsi a questa metodica.
Si cercano all’estero
Il principale problema è la ricerca di donatori per la fecondazione eterologa: a causa della mancanza, in circa la metà dei casi è necessario ricorrere a banche estere. In Italia 8 trattamenti su 10 avvengono in centri privati e richiedono, quindi, un forte investimento economico da parte della famiglia. Solo Firenze, Pordenone, Bologna e poche altre realtà, tutte concentrate al Centro-Nord, offrono l’eterologa nelle strutture pubbliche, ma bisogna affrontare interminabili liste di attesa.
Compravendita sul Web
Secondo un’inchiesta dell’associazione Luca Coscioni, che si batte per i diritti degli aspiranti genitori, a causa di queste problematiche cresce il numero di chi si rivolge a Internet (banche di seme online, forum, social network), per cercare un donatore. Si fa la richiesta, si valutano i donatori che si presentano, si paga qualche centinaio di euro e in pochi giorni viene recapitato a casa il materiale in contenitori di azoto liquido.
Ancora lacune
L’associazione punta il dito contro il ministero della Salute che, a differenza di quanto promesso, non ha attivato una compagna per convincere a donare gameti e non ha inserito l’eterologa nei Lea (Livelli essenziali di assistenza), rendendo la procedura gratuita o disponibile pagando un ticket (che si aggira intorno ai 500 euro). Manca una legge che assicuri la sicurezza della procedura, consenta l’istituzione di un registro dei donatori e l’inserimento dell’eterologa nei Lea. Nell’indagine dell’associazione Luca Coscioni sulla ricerca di donatori per la fecondazione eterologa, viene data la parola ai medici, che spiegano le difficoltà a procedere in assenza di una normativa nazionale, e ai donatori, che regalano il seme, facendo gli esami clinici a loro spese. Infatti, in Italia, a differenza di altri Paesi europei, non è previsto alcun rimborso spese per chi dona, né è prevista la giornata lavorativa pagata (in Spagna, per esempio, è previsto un rimborso di 30 euro).