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A tre anni dalla caduta del divieto di fecondazione eterologa previsto nella legge 40/2004, è stata presentata la relazione sull’attività dei centri di procreazione medicalmente assistita relativa al 2015, che per la prima volta contiene anche i dati relativi alla fecondazione eterologa. Sono 12.836 i bambini nati nel 2015 grazie procreazione medicalmene assistita, l’1% in più rispetto al 2014. E si comincia già a vedere il contributo importante della fecondazione eterologa.
I numeri della procreazione medicalmente assistita
In un anno è aumentato del 5% il numero delle coppie che si sono sottoposte ad almeno un ciclo di Pma: da 70 000 a 74 000, per quasi un 1% di bambini nati vivi in più rispetto al 2014. I cicli di trattamento con fecondazione eterologa sono stati 2.800, pari al 2,9%, con 601 bambini nati vivi, pari al 4,7% dei nati totali dall’applicazione della Pma, e allo 0.1% dei nati in Italia.
Una donna su 3 ha più di 40 anni
Il maggior numero dei trattamenti di fecondazione assistita viene effettuato nei centri pubblici e privati convenzionati. Nelle donne con meno di 34 anni la fecondazione omologa si trasforma in gravidanza in 1 caso su 4. Nella fascia 35-39 anni si verifica 1 successo su 5, in quella 40-42 in media le gravidanze si instaurano nell’11% dei cicli e nelle donne con più di 43 anni ci si ferma al 6,3%. Si conferma anche l’aumento progressivo delle donne con più di 40 anni che accedono a queste tecniche: sono il 33,7% nel 2015, erano il 20,7% del 2005. Nella fecondazione eterologa l’età della donna è maggiore se la donazione è di ovociti (41,5 anni) e minore se la donazione è di seme (35,3). La maggiore età di chi accede alla “eterologa femminile” (rispetto all’omologa) sembra indicare che questa tecnica sia scelta soprattutto per infertilità fisiologica, dovuta appunto all’età della donna, e non patologica.
Diminuiscono le gravidanze gemellari
Va sfatato un luogo comune: quello secondo cui la fecondazione assistita esporrebbe a percentuali elevate di parti gemellari o trigemini, oltre che a un alto rischio di feti patologici. Oggi non è più così, dal momento che dal 2009 una sentenza della Corte Costituzionale ha stabilito che è possibile fecondare solamente un numero idoneo di ovociti, a seconda di ciò che il medico ritiene più opportuno per la donna stessa. Solitamente si trasferisce uno o al massimo due embrioni , riducendo così la possibilità di gravidanze multiple.