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La fecondazione eterologa in Italia pare essere ancora una sorta di “miraggio” nonostante la sentenza della Corte Costituzionale e la recente approvazione delle Linee guida. Ne è la prova la decisione del Policlinico Gemelli di Roma di rifiutare questo metodo di procreazione assistita, scegliendo di offrire alle coppie in cerca di un figlio, soltanto il metodo della fecondazione omologa intrauterina. E tutto ciò nonostante l’ospedale romano rientri nei 21 centri italiani specializzati in procreazione medicalmente assistita.
Ancora molte difficoltà
Per quanto riguarda il Policlinico Gemelli di Roma, solo poco tempo fa Nicola Zingaretti aveva sottolineato l’impegno della Regione Lazio relativamente alla fecondazione eterologa in Italia. E, proprio in questo senso, si era sottolineato come un centro specializzato quale il Gemelli di Roma, sarebbe stato in prima linea sul tema grazie a un’elevata specializzazione dell’équipe medica e della struttura sanitaria. Insomma, sembrava solo una questione da definire. E, invece, con grande sorpresa (e rammarico) di tante coppie desiderose di un figlio, il Gemelli ha detto no.
I perché del rifiuto
Al fine di comprendere la decisione del Policlinico, innanzitutto, c’è da sottolineare il legame tra la struttura e l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Antonio Spagnolo, direttore dell’Istituto di Bioetica dell’Università Cattolica, ha spiegato il perché del no del Gemelli. Pare che il motivo fondante di questa scelta risieda nella non possibilità per il nascituro di conoscere i suoi genitori biologici. La tecnica di fecondazione eterologa in Italia, così come in altri Paesi nel mondo, prevede l’anonimato dei donatori. Ma pare non essere solo questo il motivo del rifiuto di applicare tale tecnica. Infatti, vi è anche un’altra ragione, più “morale” ed etica in senso prettamente religioso. Ovvero, la fecondazione eterologa renderebbe la genitorialità un qualcosa di meccanico (l’unione dei gameti da parte dei medici) e non il frutto spontaneo dell’amore tra due persone. Ovviamente, immaginiamo che tale decisione getterà nello sconforto moltissime coppie che si amano così come molte donne in cerca di un figlio che, per diversi motivi, non possono procreare.
Sì all’omologa intrauterina
Il Policlinico Gemelli di Roma, legato quindi a doppio filo alle decisioni etiche dell’Università Cattolica, ha invece deciso di offrire alle coppie soltanto la fecondazione omologa uterina. La spiegazione di tale scelta è che, con la tecnica di fecondazione omologa, si eserciterebbe un atto volontario, non portato a compimento a causa di una patologia. E, quindi, l’intervento medico sarebbe soltanto un aiuto all’amore e alla volontà della coppia.
Il senso della genitorialità
La fecondazione eterologa consiste in un “utilizzo” di gameti maschili e/o femminili o, ancora, di embrioni di soggetti esterni alla coppia quando esiste l’impossibilità a procreare. Questo, per esempio, accade quando la donna prende troppo tardi la decisione di diventare madre. E tale scelta è dovuta, a sua volta, a condizioni economico-lavorative tutte italiane, che non favoriscono la maternità. Al di là di ogni considerazione di tipo etico-religioso, anche la fecondazione eterologa sembra una scelta dettata decisamente dall’amore e dal desiderio (maturo e consapevole) di avere un figlio. Tutt’altro, insomma, rispetto all’idea di “atto meccanico” privo del desiderio autentico di genitorialità.