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Un figlio nato dalla fecondazione eterologa deve avere il colore di occhi, pelle e capelli il più vicino possibile a quello dei genitori e così anche per il gruppo sanguigno, che deve essere compatibile. Lo hanno detto le società scientifiche che hanno messo a punto le linee guida per regolamentare la fecondazione eterologa trasmesse al ministero della Salute.
In che cosa consiste
L’eterologa è la fecondazione assistita in cui il seme oppure l’ovulo che servono non appartengono ai genitori ma a una persona esterna alla coppia. Secondo il comitato di esperti, anche se non deve essere concesso di poter scegliere il colore di occhi e di capelli del nascituro a proprio piacimento, i medici devono però garantire che i tratti somatici del figlio siano compatibili con quelli dei familiari.
Caratteristiche simili
L’esigenza cui risponde questa norma è duplice: prima di tutto rafforzare il legame dei genitori con il bambino è più facile se questi possono identificarsi nei tratti somatici del neonato e poi, anche il piccolo ha meno difficoltà di inserimento se ha caratteristiche simili a quelle della comunità in cui cresce. Ne va, insomma, della tutela dell’equilibrio psico-emotivo del bambino. Lo stesso principio, continuano gli esperti, dovrà essere garantito anche alle persone di origine straniera che vivono in Italia e per questo non si esclude di poter accedere alle banche internazionali di gameti per poter soddisfare le richieste delle coppie di diverse razze.
Un registro dei donatori
Tanti altri sono i punti inseriti nelle linee guida per la fecondazione eterologa: dalle indicazioni per la consulenza psicologica per i riceventi e i donatari di gameti alla selezione dei donatori, dagli screening di controllo al consenso informato. È stata anche stabilita la creazione di un registro che renda possibile rintracciare il padre o la madre biologici e collegarli con i bambini nati. È stato superato poi lo scoglio del partner positivo all’Hiv: nel caso di una coppia che si rivolga alla fecondazione eterologa, questo elemento di positività all’hiv da parte del partner maschile non deve essere preso in considerazione per motivare l’esclusione dalla procedura, hanno decretato gli esperti.
Nei Lea o a pagamento?
Intanto, però, la legge di regolamentazione della fecondazione eterologa è ancora in alto mare: dopo che la norma che proibiva l’eterologa, all’interno della legge 40 sulla fecondazione assistita, è stata dichiarata anticostituzionale dalla Consulta, le singole regioni italiane hanno recepito la sentenza, ma ognuna si è organizzata con norme diverse, in mancanza di una direttiva dello Stato. Controversa è anche la questione se questa pratica debba rientrare nei Lea, i livelli essenziali di assistenza del ministero della Salute, e quindi si possa accedere pagando semplicemente un ticket, oppure sia totalmente a carico delle coppie.