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Sono passati sette anni da quando la Corte Costituzionale ha ammesso anche nel nostro Paese la fecondazione eterologa, ovvero il ricorso a una donatrice o donatore esterni di ovuli o spermatozoi, in caso di infertilità. La Società italiana di fertilità e sterilità-Medicina della riproduzione (Sifes-Mr) ha fatto il punto sul fenomeno e sulle prestazioni sul territorio italiano: a partire dal 2014 secondo stime basate sugli ultimi dati del Registro Pma dell’Iss, quelli del 2018, sarebbero nati circa 10mila bambini grazie alla donazione dei gameti. E il dato è in aumento.
Tanti problemi di infertilità
Filippo Maria Ubaldi, presidente della Sifes-Mr, ha spiegato che il successo di questa tecnica è dovuto al fatto che riesce a risolvere molte problematiche legate all’infertilità maschile, alla menopausa precoce, ma soprattutto alla ricerca di una gravidanza quando la donna ha più di 42-43 anni, la situazione più comune per il quale le coppie si rivolgono a un centro per la fertilità dove si attua la fecondazione assistita. Rimandare la maternità, in molti casi per problemi riguardanti il trovare una stabilità lavorativa e perché il sistema di welfare non aiuta gli aspiranti genitori, può portare a una degenerazione dei gameti femminili, per cui diventa necessario ricorrere all’ovodonazione che aumenta le possibilità di concepire almeno del 40%.
Solo per donne under 50
Possono accedere alle tecniche di fecondazione eterologa le coppie che presentano fattori irreversibili di infertilità purché l’età della donna non superi i 50 anni. Non potranno ricorrere alla donazione né donne single, né coppie dello stesso sesso.
Le strutture pubbliche sono in difficoltà
Dopo sette anni dalla cancellazione del divieto, però, sono ancora tanti i passi in avanti che il nostro Paese deve fare in tema di salute riproduttiva: ancora oggi infatti la fecondazione eterologa non viene erogata in modo uniforme dalle strutture pubbliche, con enormi differenze tra una regione e l’altra. In Puglia ad esempio non è possibile effettuare l’eterologa e se si va in altre regioni si deve sottostare a rigidi limiti sui rimborsi. In Sicilia si può accedere all’eterologa solo in strutture private (per le quali non sono ammessi i rimborsi a carico del Servizio sanitario regionale) perché la regione non ha indetto nessuna procedura per reperire i gameti.