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In Europa, l’Italia è tra i fanalini di coda in tema di fecondazione eterologa, ossia quella effettuata con donazione di gameti. Principalmente per una mancanza di informazione e di sensibilità sull’argomento, ma in parte anche per una questione economica. L’Italia, infatti, è uno dei pochissimi Paesi europei in cui non è previsto alcun rimborso per donatori di liquido seminale e donatrici di ovociti. Come noi soltanto Austria e Romania.
L’altruismo c’è, ma non basta
Uno studio condotto dalla Società Europea di Riproduzione Umana ed Embriologia su donatrici di ovociti provenienti da diversi Paesi europei ha mostrato che la motivazione principale che spinge a donare è l’altruismo nei confronti di coppie che altrimenti non potrebbero avere figli. La motivazione economica nella maggior parte dei casi è secondaria, anche perché i rimborsi previsti in quasi tutti i Paesi per la fecondazione assistita con donazione di gameti consistono in cifre limitate, calcolate per compensare il tempo e i costi dedicati al complesso percorso della donazione.
I requisiti richiesti
Per la fecondazione eterologa con donazione di gameti, l’età della donna non deve essere inferiore ai 20 anni e non superiore ai 35. Per gli uomini, invece, deve essere compresa tra i 18 e i 40 anni. Inoltre, sono esclusi dalla donazione donne e uomini che abbiano esposizione professionale ad alto rischio per tossicità riproduttiva, che abbiano effettuato e concluso trattamenti con chemioterapici o radioterapia da meno di due anni, operatrici e operatori di Centri di PMA e chi è stato a sua volta adottato o nato da donazione di gameti.
L’Italia importa dall’estero
In Italia, l’assenza di una rete nazionale per la donazione ha conseguenze gravi: per far fronte alla domanda crescente di questo tipo di trattamenti, i Centri sono costretti a importare ovociti e spermatozoi da criobanche estere. Solo nel 2016 sono stati importati più di 6.000 criocontenitori di ovociti e più di 3.000 c di liquido seminale, per una spesa stimata di circa 20 milioni di euro. Il ricorso a criobanche estere, inoltre, limita il controllo dei Centri sul materiale biologico e sulle condizioni di trasporto.