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Su circa 10mila coppie che ricorrono alla fecondazione eterologa, oltre un terzo si reca ancora all’estero. È il fenomeno del “turismo procreativo”, soprattutto verso Grecia e Spagna, nonostante la Corte Costituzionale abbia riconosciuto la piena legittimità della metodica in Italia. La causa della mancata fruizione è dovuta essenzialmente all’assenza totale di donatori. Infatti, sottolinea la Fondazione Pma, in Italia non esiste una normativa applicativa che consenta il rimborso dei costi, delle spese e la copertura per l’assenza dal lavoro del donatore. Ciò rende necessaria l’acquisizione di gameti da banche straniere, a prezzi rilevanti.
Liste d’attesa scoraggianti
A questa situazione si aggiungono le liste d’attesa, gravose nei pochi centri pubblici in cui la fecondazione eterologa viene realizzata. Tra i problemi principali anche la disomogeneità tra Regioni. A sud di Roma, tranne qualche eccezione, è impossibile accedere a centri pubblici: non esistono o hanno liste di attesa impossibili. Poiché le realtà che non offrono il servizio sono anche in stato di rientro finanziario, le prestazioni effettuate fuori regione non possono essere rimborsate.
Richieste raddoppiate
In Italia si rafforza l’esigenza di fecondazione eterologa, con una richiesta più che raddoppiata in 10 anni, passando da 636 cicli totali (per milioni di abitanti) di procreazione medicalmente assistita a 1.175 (per milioni di abitanti). Ma la tecnica non è garanzia di successo, perché strettamente legata ai mezzi a disposizione e all’età. Inoltre le indicazioni e i risultati sono diversi se consideriamo la donazione di seme o la donazione di ovociti. Secondo gli ultimi dati dell’Istituto Superiore di Sanità, le coppie che hanno avviato una procedura di fecondazione eterologa hanno ottenuto una gravidanza nel 20 % dei casi.
Problemi anche per le diagnosi preimpianto
Per quanto riguarda l’indagine prenatale sull’embrione per le coppie affette da una patologia genetica trasmissibile, la Fondazione evidenzia che, nonostante la Consulta l’abbia definitivamente ammessa, il Ministero non ha predisposto una normativa di riferimento, di conseguenza questo esame continua a essere erogato in esclusiva da alcuni centri privati a costi molto elevati. Solo di recente la Toscana ha reso possibile nel pubblico la prestazione per le malattie genetiche gravi a costi ridotti.