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Durante i mesi di pandemia, si è verificato un brusco calo dei ricorsi alle procedure di fecondazione medicalmente assistita da parte delle coppie. Questo era probabilmente dovuto al timore del contagio nei centri medici, oltre che al non sapere se il Coronavirus potesse causare problemi alla gravidanza. Gli ultimi dati degli esperti, presentati nel corso dell’ultimo Congresso della Società Americana di Medicina Riproduttiva, sono però rassicuranti: tra Covid-19 e procreazione assistita non ci sono interazioni e questo grazie ai protocolli di sicurezza messi in atto.
Nessuna ragione per aspettare
Vari studi confermano che i trattamenti di fecondazione assistita sono sicuri in epoca di pandemia, quindi le donne che desiderano diventare madri con la Pma possono rivolgersi con sicurezza ai centri qualificati. Tra questi, Ivi che proprio al convegno ha presentato ben 70 studi basati sui risultati dei trattamenti di fecondazione assistita su coppie che hanno fatto ricorso alla medicina riproduttiva dopo aver superato l’infezione.
I dati mostrano che tra Covid-19 e procreazione assistita non si verificano problemi né per i genitori né per il bambino. In una popolazione infertile, una diagnosi recente di Covid non ha un impatto negativo sull’esito della gravidanza rispetto a una popolazione di controllo. I dati devono essere ampliati, ma già i primi sono sufficienti a rassicurare le coppie che si chiedono se sia sicuro intraprendere percorsi di fecondazione assistita dopo aver contratto il Coronavirus. Non è, infatti, necessario ritardare l’inizio del trattamento, una volta superata la malattia.
Attenzione alla diagnosi pre-impianto
Obiettivo dei centri di Pma è fare in modo che le coppie riescano a ottenere la gravidanza nel minor tempo possibile e con le massime garanzie di successo. Per questo viene curata ogni fase del processo e molta attenzione negli ultimi tempi è dedicata alla relazione tra Covid-19 e procreazione assistita, per verificare che l’infezione non possa interferire né con i procedimenti di impianto, né con la serena continuazione della gravidanza.
Particolare attenzione deve essere riservata alla Pgt-A, ossia alla diagnosi pre-impianto per anomalie cromosomiche, un processo all’interno del quale il ruolo dell’embriologo è fondamentale per determinare la salute dell’embrione che sarà poi trasferito nell’utero materno. Altri studi hanno l’obiettivo di determinare l’origine degli errori cromosomici, per raggiungere nuove certezze nella comprensione della biologia dello sviluppo dell’embrione.