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Sapere in anticipo lo stato di salute dell’embrione, prima di impiantarlo nell’utero materno, potrebbe diventare presto una possibilità concreta per tutte le coppie che ricorrono alla fecondazione assistita, anche nelle strutture pubbliche. Per la prima volta dall’entrata in vigore della legge 40, infatti, un ospedale pubblico ha assicurato il test per la diagnosi preimpianto a una coppia di futuri genitori, tramite la firma di un accordo con i privati convenzionati.
A Cagliari il servizio è gratuito
È accaduto a Cagliari: si tratta di una notizia importante, perché, per la prima volta, è stato stabilito che non c’è differenza tra struttura pubblica e privata, in affermazione del principio di equità nell’accesso alle cure. A oggi sono 5 le coppie che hanno chiesto di poter accedere al test per la diagnosi preimpianto senza ricorrere al servizio a pagamento. La speranza è che a tutti sia presto garantita questa opportunità: quando ciò avverrà, basterà recarsi all’ospedale di riferimento per sottoporsi alla tecnica di fecondazione assistita e richiedere il test preimpianto. Sarà la struttura stessa a provvedere all’invio delle cellule da analizzare presso un centro privato convenzionato. La diagnosi genetica preimpianto è un metodo complementare alle tecniche di diagnosi prenatale, che permette di identificare la presenza di malattie genetiche o di alterazioni cromosomiche in embrioni in fasi molto precoci di sviluppo, prima dell’impianto in utero.
Come si scoprono le anomalie cromosomiche
La diagnosi prenatale (villocentesi o amniocentesi) consente l’individuazione di anomalie genetiche entro le prime 10-16 settimane di gravidanza: in caso di esito positivo, le coppie possono scegliere se proseguire o interrompere la gravidanza. Il test preimpianto permette di evitare il ricorso all’aborto terapeutico, spesso devastante dal punto di vista psicologico e non sempre accettato sotto il profilo etico o morale. Il test preimpianto prevede, infatti, prima la fertilizzazione degli ovociti con gli spermatozoi (fecondazione assistita). A questo punto, dagli embrioni si prelevano alcune cellule e si analizza il loro Dna al microscopio. Gli embrioni che risultano non affetti dalla patologia genetica oggetto dell’indagine potranno essere trasferiti in utero.