Argomenti trattati
Ai fini della fecondazione sono sicuramente essenziali gli spermatozoi, il loro numero, la loro vitalità e la loro conformazione. Ma non solo. Anche il liquido seminale che li contiene svolge un ruolo importante. È quanto rivela un recente studio, condotto in laboratorio da un gruppo di ricercatori australiani, della Scuola di Pediatria e di Salute Riproduttiva dell’Università di Adelaide, e pubblicato sulla rivista scientifica Proceedings of the National Academy of Sciences.
L’esperimento in laboratorio
Gli autori hanno analizzato un gruppo di topi, maschi e femmine. In un primo momento hanno privato alcuni animali maschi delle ghiandole produttrici del liquido seminale. Quindi, hanno utilizzato gli spermatozoi prodotti per fecondare gli ovociti femminili. Gli studiosi hanno poi esaminato gli embrioni prodotti. Lo scopo era valutare se la tipologia di liquido seminale influenzasse in qualche modo la fertilità e le possibilità di fecondazione.
Riscontri importanti
Dall’analisi dei risultati, è emerso che nelle coppie in cui i maschi erano stati privati delle ghiandole produttrici del liquido seminale il tasso di gravidanza era del 65% inferiore rispetto alle coppie in cui i maschi non avevano subito questa operazione. Non solo, gli embrioni prodotti dagli animali senza fluido seminale presentavano molte più anormalità fin dai primi stati di sviluppo. Inoltre, i maschi mostravano una tendenza maggiore a grasso addominale, pressione sanguigna alta e segni di resistenza all’insulina.
Influenze anche sulla salute del bebè
Secondo gli studiosi il liquido seminale aiuta il tratto riproduttivo della donna ad accettare l’embrione. Infatti, occorre sapere che l’apparato femminile è naturalmente ostile alla crescita dell’embrione. Per questo, se manca o è scandente, le chance di fecondazione sono più basse. Ma non solo. Se l’embrione riesce a sopravvivere nonostante un liquido seminale scadente, il metabolismo del feto può essere alterato permanentemente. Ciò, oltre a rendere a rischio la gravidanza, può influire negativamente sulle condizioni di salute del bebè nel lungo termine.