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L’endometriosi è una malattia complessa e talvolta invalidante, che può essere collegata a diversi fattori di rischio. Fra questi, potrebbe avere un ruolo importante anche il lavoro stressante. A dirlo è un recente studio condotto dai ricercatori della Fondazione Endometriosi e pubblicato sulla rivista scientifica InVivo, da cui è emerso che le donne che svolgono una professione impegnativa potrebbero far più fatica a gestire la loro condizione e provare più dolore.
Che cos’è l’endometriosi e quali sono i suoi sintomi?
L’endometriosi è una malattia esclusivamente femminile in cui si assiste a una crescita anomala delle cellule che normalmente costituiscono l’endometrio, la mucosa che riveste internamente l’utero: in pratica, esse si sviluppano in altre sedi, quasi sempre vicino a tube e ovaie. Il sintomo più comune è il dolore localizzato a basso addome e pelvi, che può estendersi all’ultimo tratto dell’intestino e alla vescica. Inoltre, la donna colpita può anche essere soggetta a mestruazioni dolorose e provare dolore durante i rapporti sessuali.
Altri possibili disturbi sono: intestino irritabile, alternanza fra stipsi e diarrea, falsa sensazione di dover andare in bagno, fitte nel retto, gonfiore addominale, senso di cistite, stanchezza protratta, nausea, cefalea, dolori muscolari.
Cosa può causare l’endometriosi?
Sulle cause non c’è ancora chiarezza. Secondo una delle teorie più accreditate, l’endometriosi dipende da un anomalo funzionamento del sistema di difesa, a causa di diversi fattori di rischio. Il nuovo studio suggerisce che anche il lavoro stressante possa avere un impatto in questo senso. La ricerca ha coinvolto complessivamente 4mila donne con endometriosi, che sono state invitate a sottoporsi ad alcuni questionari e test. Lo scopo era indagare il ruolo dello stile di vita, e in particolare della professione svolta, sulla malattia e sulla percezione della sintomatologia dolorosa.
Dall’analisi dei risultati, è emerso che i sintomi sono più intensi nelle donne che svolgono un lavoro stressante e impegnativo. Al contrario, le casalinghe, pensionate e studentesse tendono a percepirli meno. E, infatti, l’incidenza delle manifestazioni aumenta a partire dalla fascia di età 25-29 anni fino a 40-44 anni, mentre diminuisce sopra i 55 anni. Sembra, dunque, che chi ha una vita più “semplice” e una professione meno faticosa riesca a gestire meglio l’endometriosi e i disturbi associati.
Come si cura l’endometriosi?
In linea di massima, il gold standard è la cura farmacologica. In alcuni casi, però, serve l’intervento chirurgico per asportare le cellule endometriali. La dieta può aiutare ad attenuare dolori e infiammazione. “Si consiglia di aumentare le fibre sino al 20-30% nei pasti consumando verdure, cereali integrali, meglio se con poco glutine, legumi, frutta” spiega Pietro Giulio Signorile, presidente della Fondazione Endometriosi. Sì, anche a semi oleosi, pesce azzurro, avocado e frutta secca. Vanno, invece, limitati carne rossa, latticini e glutine.