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L’endometriosi è da sempre motivo di grande preoccupazione (e, spesso, infelicità) femminile. Di cosa si tratta? Questa patologia consiste in una sorta di migrazione del tessuto uterino verso gli organi adiacenti. Le conseguenze di tale spostamento sono dolori molto forti e, in casi gravi, comportano anche infertilità. C’è però una buona notizia, anzi due: l’endometriosi si può curare efficacemente se diagnosticata precocemente e, inoltre, le ultime ricerche hanno aperto nuovi barlumi di speranza.
Prevenzione e cure tempestive
Come accade per numerose patologie, come le neoplasie al seno, vi sono alcune particolari molecole (e pattern di molecole) che incidono fortemente sulla possibilità di sviluppare determinate malattie, più o meno gravi. Individuare l’azione di tali molecole e delle loro combinazioni, significa intervenire preventivamente (o quanto meno tempestivamente) sul manifestarsi e sull’aggravarsi di tali malattie. Tutto ciò fa sì che anche le cure possano risultare più efficaci e portare, così, alla guarigione totale e definitiva.
Lo studio americano
Lo studio sulle cause dell’endometriosi è stato portato avanti da un team di ricercatori del MIT e la ricerca pubblicata su Science Translational Medicine. L’obiettivo era, appunto, quello di dare una sorta di identikit (profilo molecolare) a questa patologia che affligge una buona percentuale della popolazione femminile.
Come è stato condotto
Per arrivare all’individuazione del pattern molecolare alla base dell’endometriosi, è stato analizzato il liquido peritoneale di un campione di 77 pazienti, con sintomi attribuibili a questa malattia. L’analisi ha riguardato soprattutto le proteine definite infiammatorie, ovvero quelle che scatenano reazioni anomale dell’organismo (per esempio, lo spostamento del tessuto uterino). Le proteine incriminate sono una cinquantina, tra queste sono comprese le citochine: si tratta di speciali proteine che reagiscono in presenza di stati infettivi batterici e virali. Ma può accadere che le citochine reagiscano in modo anomalo anche in assenza di agenti patogeni come batteri o virus, creando quindi uno stato infiammatorio che coinvolge, in questo caso, l’apparato riproduttivo. Tra le molecole regolatrici e determinanti, è stata isolata in particolare la proteina c-Jun.