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Il primo passo per accertare la presenza di endometriosi
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in modo da predisporre la cura più adatta, è sottoporsi a una serie di esami, cominciando dalla visita ginecologica. Il medico, infatti, tramite l’anamnesi, cioè un colloquio mirato a scoprire eventuali disturbi, come dolore mestruale o durante i rapporti, e poi la visita interna, nella quale evidenzia l’eventuale presenza di cisti o noduli degli organi genitali, può già fare una prima diagnosi di endometriosi.
prima ecografia, tac o risonanza magnetica
È necessario poi confermare la diagnosi con altri esami, come l’ecografia e, talvolta, la tac o la risonanza magnetica, esami approfonditi che servono per escludere che le cisti o i noduli evidenziati non siano da riferire ad altre malattie. Si può eseguire anche un esame del sangue che valuta la presenza di una proteina, CA125, che si è visto essere presente in grande quantità nelle donne ammalate di endometriosi.
Poi la laparoscopia
L’unico esame in grado di dare la certezza assoluta della presenza di endometriosi è la laparoscopia, che consente sia una visualizzazione diretta degli organi più spesso interessati dalla malattia (utero, tube, ovaie) sia di intervenire sulle lesioni endometriosiche, asportandole chirurgicamente.
La cura è chirurgica
La cura definitiva dell’endometriosi è una sola: quella chirurgica. Al momento, infatti, non esiste altra soluzione in grado di sconfiggerla: anche le terapie ormonali, in passato utilizzate frequentemente, si è visto poi che portano a risultati modesti e soltanto temporanei.
Le tre tecniche utilizzate
La cura chirurgica può essere effettuata in tre modi:
la laparotomia: essendo una tecnica molto invasiva, è indicata quando l’endometriosi è estesa notevolmente oppure situata in zone difficilmente raggiungibili con altri metodi;
la laparoscopia: è la tecnica di elezione per l’endometriosi perché consente di asportare le lesioni in modo preciso con un metodo meno “pesante” rispetto la laparotomia;
la robotica: si tratta di un’evoluzione della laparoscopia, utilizzata però in pochissimi ospedali, che consente una maggior precisione di intervento ed è indicata quando occorre raggiungere zone molto delicate all’interno dell’addome.