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La diagnosi di endometriosi potrebbe diventare più facile grazie a un nuovo esame del sangue. Oggi uno dei problemi principali, per chi soffre di endometriosi, è che spesso la diagnosi arriva tardi: in media dai 7 ai 10 anni dopo la comparsa dei primi sintomi. Un riconoscimento tardivo rallenta le cure, con effetti importanti sulla qualità di vita. L’endometriosi influenza, infatti, negativamente le relazioni sociali, il rendimento sul lavoro, la vita sessuale. Frequenti sono anche i disturbi del sonno, gli sbalzi d’umore e l’affaticamento.
I risultati dello studio
Ora però uno studio della Fondazione italiana endometriosi sta testando un nuovo metodo, non invasivo e molto sensibile, che consente la diagnosi anche quando l’endometriosi è ancora a uno stadio iniziale. Condotto su un gruppo di donne malate e un altro di donne sane, la ricerca ha permesso di individuare una proteina specifica dell’endometriosi che consentirebbe di anticipare la diagnosi.
Un problema in aumento
L’endometriosi è una malattia tanto diffusa quanto sconosciuta. Consiste nello “spostamento” di tessuto simile all’endometrio (il tessuto che riveste la parete interna dell’utero) al di fuori dell’utero: provoca la formazione di lesioni, specialmente nell’addome, interessando le ovaie, le tube di Falloppio, i legamenti dell’utero, l’area tra vagina e retto, il peritoneo (la membrana di rivestimento della cavità addominale e di parte di quella pelvica). Talvolta coinvolge anche organi esterni all’apparato riproduttivo, come intestino, vescica, reni, ureteri (i canali che collegano ciascun rene alla vescica), vagina e cervice.
Non sempre dà sintomi
Ora la diagnosi di endometriosi potrebbe diventare più facile grazie a un nuovo esame del sangue. Nel 20-25% delle donne, infatti, la malattia non dà sintomi. Negli altri casi si presenta con disturbi di tipologia e intensità variabile: il più comune è il dolore mestruale, che peggiora progressivamente. Inoltre spesso l’endometriosi si manifesta con difficoltà di concepimento. In presenza di questi sintomi si consiglia una visita ginecologica, accompagnata da ecografia transvaginale ed esame istologico, effettuato per via laparoscopica. Ma ora le cose potrebbe cambiare.