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Alberto Villani, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), ha recentemente affermato l’importanza di dare la giusta rilevanza ai fattori ambientali uniti alla genetica in vista del concepimento.
L’importanza del passato
Secondo Villani, i primi 1.000 giorni di vita sono un tema sul quale si è sempre molto dibattuto, ma la novità ora viene proprio dagli studi di epigenetica che evidenziano come non sia importante soltanto quello che avviene durante la gravidanza, ma anche ciò che succede prima, prendendo quindi in considerazione anche il passato, nonni, bisnonni e trisnonni compresi.
Villani ha citato uno studio di inizio ‘900, del genetista e biologo sovietico Theodosius Dobzansky, il quale, facendo delle ricerche sui gemelli, dimostrò quanto l’ambiente potesse essere determinante non solo in termini di salute fisica puramente intesa, ma anche per quanto riguarda il quoziente intellettivo. Gli studi dimostrarono insomma come fosse possibile agire in maniera significativa con quello che avviene nell’ambiente.
Lo studio olandese
Come esempio Villani ha citato anche uno studio olandese che ha analizzato i figli 50-60enni delle donne che erano incinte durante il periodo della carestia del ’44 e hanno scoperto che a seconda del trimestre in cui la donna si trovava in quel momento, i figli ormai adulti soffrivano di patologie differenti. Questo a dimostrazione che l’alimentazione della madre è importantissima per ognuno di noi anche a 50-60 anni di distanza. La carestia olandese è un episodio cui gli studiosi di epigenetica fanno spesso riferimento perché in quel periodo un cittadino olandese aveva diritto a due fette di pane, due patate e un pezzo di barbabietola. Le calorie per ognuno erano circa 400-800 al giorno, insufficienti per la sopravvivenza.