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Dall’inglese “to spot” – “macchiare”, lo spotting è una piccola perdita di sangue proveniente dall’utero non in concomitanza con le mestruazioni e che può essere causata da diversi fattori.
Si può ad esempio distinguere tra spotting prima o dopo le mestruazioni, spotting in gravidanza e spotting in menopausa. Piccole perdite di sangue durante il periodo fertile, sono abbastanza comuni e raramente destano preoccupazione, anche se è comunque meglio parlarne con il proprio ginecologo per escludere l’eventualità di problemi come endometriosi o cisti ovariche.
Lo spotting in gravidanza può invece indicare l’impianto dell’embrione nell’utero ed essere quindi uno dei primi sintomi di una gravidanza, mentre perdite ematiche durante la menopausa possono essere indice di un problema da approfondire.
Le cause dello spotting
Le cause dello spotting possono essere diverse anche in funzione del momento in cui si verifica. In generale, però, si possono suddividere in due categorie:
- organiche, cioè legato ad un disturbo o ad una patologia,
- funzionali, quindi legate principalmente allo stile di vita.
Tra le cause organiche dello spotting si possono trovare:
- abrasioni;
- infiammazioni;
- cisti ovariche;
- endometriosi;
- sindrome dell’ovaio policistico;
- tumori benigni o maligni;
- hpv;
- lesione della cevice uterina;
- malformazioni anatomiche;
- disfunzioni della tiroide;
- menopausa precoce.
Tra le cause funzionali possiamo invece ricordare:
- stress,
- sedentarietà,
- fumo,
- obesità
- diete troppo rigide
- disturbi del comportamento alimentare
- carenze di vitamine.
Anche l’uso di contraccettivi può essere causa di spotting, a prescindere dalla tipologia utilizzata. Pillola, spirale, cerotto o anello vaginale possono infatti modificare i livelli di ormoni all’interno dell’organismo e causare queste piccole perdite di sangue, che nella maggior parte dei casi si risolvono spontaneamente nel giro di qualche mese, anche se è comunque consigliato parlarne con il proprio ginecologo.
Durata
Anche la durata dello spotting può dipendere da diversi elementi. Se ad esempio si fa uso di contraccettivi di natura ormonale, all’inizio del trattamento lo spotting può essere un piccolo effetto collaterale dovuto proprio al cambiamento dell’assetto ormonale dell’organismo.
In questo caso le perdite, solitamente di colore marrone, si possono protrarre per due o tre mesi. Se dopo questo lasso di tempo il fenomeno non dovesse cessare spontaneamente, è consigliato parlarle con il proprio ginecologo per verificare la correttezza del dosaggio ormonale.
Nel caso dello spotting durante le prime settimane di gravidanza, provocato dall’impianto dell’ovulo nell’utero, le perdite tendono a durare per qualche settimana, mentre lo spotting legato a stress, obesità o disturbi alimentari durerà fintanto che perdureranno le cause che portano a questo disturbo.
Tipologie di spotting
Ci sono diverse tipologie di spotting, che si possono distinguere in base alle circostanze in cui si verifica il sanguinamento.
Spotting premestruale
Alcuni giorni prima del ciclo mestruale si potrebbero verificare degli episodi di spotting: in questo casi si tratta in genere di perdite di colore rosaceo con eventuale presenza di muco. Si tratta del sintomo che l’inizio del ciclo mestruale è vicino: deriva infatti da un abbassamento dei livelli di progesterone che causa lo sfaldamento dell’endometrio prima ancora che comincino le mestruazioni. Se lo spotting premestruale si verifica spesso, però, è meglio parlarne con il proprio ginecologo per escludere cisti ovariche o disturbi dell’endometrio.
Spotting dopo il ciclo
Un fenomeno abbastanza frequente: può capitare, infatti, che dopo le mestruazioni una piccola quantità di sangue resti all’interno della vagina e venga poi espulso sotto forma di piccole perdite. Il colore di queste perdite può essere scuro, ma questo non deve destare preoccupazione: è infatti dovuto alla normale ossidazione del sangue. In genere lo spotting dopo il ciclo ha una durata variabile, ma in genere si arresta dopo un paio di giorni circa.
Spotting in gravidanza
Le perdite in gravidanza possono essere fonte di ansia per una futura mamma, anche se non sempre sono pericolose. All’inizio della gravidanza potrebbe trattarsi di perdite da impianto, ovvero piccoli sanguinamenti dovuti all’impianto dell’embrione nell’utero. In genere si tratta di piccole perdite di colore variabile, non dolorose e che durano pochi giorni.
Lo spotting all’inizio della gravidanza potrebbe però essere sintomo anche di una minaccia di aborto, proprio per questo motivo è importante parlarne con il proprio ginecologo. Altre cause di spotting durante la gravidanza sono la gravidanza extrauterina, il distacco di placenta, la placenta previa o la minaccia di un parto pretermine.
Spotting in menopausa
Può essere dovuto a diverse cause, come ad esempio l’insorgenza di alcuni tumori dell’apparato genitale, infezioni o infiammazioni, polipi o fibromi oppure atrofia dell’endometrio, cioè una maggiore secchezza e un minore spessore dell’endometrio a causa dell’abbassamento del livello degli estrogeni.
Quando preoccuparsi
Nella maggior parte dei casi, lo spotting è un evento che non deve destare preoccupazioni eccessive, anche se andrebbe sempre segnalato al proprio medico o al proprio ginecologo. Durante l’età fertile, lo spotting non è un evento raro, ma se ripetuto nel tempo è meglio prestarvi attenzione per cercare di individuare le cause e capire se sono sintomo di qualcosa che non va: anche in questo caso il parere del proprio medico è fondamentale.
Potrebbe infatti decidere di approfondire con ulteriori indagini, come ad esempio un’ecografia transvaginale, un’ecografia pelvica, un pap test oppure degli esami del sangue.
Lo spotting dopo la menopausa potrebbe invece essere un campanello d’allarme e segnalare tumori o lesioni dell’utero. In questi casi è necessario affidarsi al proprio medico e svolgere tutti gli esami diagnostici opportuni.
In copertina foto di Sora Shimazaki da Pexels