Il concepimento segna la sospensione del ciclo mestruale attraverso il quale, in una delle due ovaie che compongono l’apparato riproduttivo femminile, nell’arco di circa 28 giorni, si forma un ovulo e si predispone la fecondazione da parte di uno spermatozoo: se la fecondazione non si verifica, dopo il 28° giorno, ha inizio la fase mestruale vera e propria che consiste nell’espulsione all’esterno, attraverso la vagina, di parte del rivestimento interno dell’utero (endometrio). Qualora, invece, l’ovulo venisse fecondato, le mestruazioni non comparirebbero, ma verrebbero sospese fino al termine del puerperio, un periodo di circa 6-8 settimane che ha inizio subito dopo il parto e termina, appunto, con la ripresa del ciclo.
Nel corso del puerperio, in realtà, compaiono abbondanti perdite di sangue da non confondere però con le mestruazioni: si tratta, infatti, delle lochiazioni, ovvero dell’eliminazione tramite il canale vaginale dei tessuti gravidici (il rivestimento interno dell’utero e i residui del sacco amniotico contenente il liquido in cui galleggiava il feto) ancora presenti nell’organo che ha ospitato il piccolo e che, nelle settimane che seguono la nascita, va progressivamente recuperando le condizioni precedenti la gravidanza.
La prima mestruazione, anche detta “capoparto”, compare alla fine del puerperio o anche più tardi nel caso la neomamma allatti il piccolo al seno: l’aumento della concentrazione di prolattina (l’ormone responsabile della produzione del latte) che si verifica subito dopo la nascita e che viene stimolata attraverso la suzione da parte del bebè, determina infatti anche l’effetto di inibire il processo ovulatorio e quindi di ritardare il ritorno del ciclo.
Se, invece, il neonato viene nutrito con il latte formulato, il livello di prolattina diminuisce gradualmente: in assenza di questa barriera naturale all’ovulazione, nell’arco di 40-60 giorni il ciclo riprende il suo corso.
È fondamentale sapere, del resto, che pur allattando al seno, è possibile rimanere incinta: in particolare a cominciare dal 4°-5° mese di vita del piccolo, in corrispondenza con l’avvio dello svezzamento, il numero delle poppate cala e insieme a esse scende la concentrazione di prolattina che non risulta, quindi, più in grado di assicurare un effetto anticoncezionale sicuro.
Per evitare di avviare un’altra gravidanza nei mesi che seguono la nascita del bambino, è necessario consultarsi col proprio ginecologo per individuare il metodo contraccettivo più adatto: si potrebbe, infatti, verificare un’ovulazione prima della ricomparsa del ciclo anche nel caso la donna allatti al seno. In questa prima fase gli anticoncezionali consigliati sono:
- il preservativo: questa sottile guaina in lattice di gomma o plastica da applicare al pene in erezione, determina un effetto “cappuccio” che impedisce allo sperma prodotto durante l’eiaculazione di entrare nella vagina. Può essere usato già a partire dalle prime settimane che seguono il parto in quanto non presenta alcuna controindicazione e non necessita di controlli da parte del ginecologo;
- la minipillola: a differenza della pillola normale – sconsigliata durante l’allattamento al seno, in quanto gli ormoni che contiene (in particolare gli estrogeni) possono influire sulla regolare produzione di latte e sulla sua qualità -, la minipillola contiene solo progestinici e non presenta alcun effetto collaterale, quindi si può usare fin dalle prime settimane dopo il parto.
Fonti / Bibliografia
- Post parto: i sintomi e i disturbi più comuni - Humanitas San Pio XIl post parto è un periodo caratterizzato da grandi cambiamenti: emotivi, nella vita personale e familiare e anche fisici.