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La maggior parte delle app per la fertilità non rispettano la privacy e raccolgono e condividono dati sensibili delle utenti senza il loro consenso. Lo hanno scoperto le autrici di uno studio della Newcastle University e della Umea University.
Dati sensibili
Si tratta di applicazioni utilizzate da molte donne in tutto il mondo per tenere traccia del proprio ciclo mestruale, per programmare la procreazione o per evitare gravidanze indesiderate, facendo la conta dei giorni fertili. Nella ricerca sono state analizzate 30 app gratuite dedicate alla fertilità e al rimanere incinta, scelte tra le più popolari, che richiedono alle utenti dati come la temperatura corporea, l’attività sessuale, il ciclo mestruale e le eventuali condizioni mediche. Sono informazioni che l’utente inserisce per avere un’idea di quale siano i periodi più fertili e sono considerate molto sensibili perché riguardano la sfera della salute. La quasi totalità è però categorizzata come app di “benessere e fitness”, mentre solo pochissime sono indicate come “app mediche”.
Non rispettano i requisiti della privacy
Secondo lo studio quindi, la maggior parte di queste app non rispetta i requisiti Gdpr (Regolamento Generale dell’UE sulla Protezione dei Dati) sulla privacy. In media, ognuna sfrutta 3,8 tracker per tracciare i nostri comportamenti e l’attività del nostro smartphone. Secondo le autrici della ricerca gli utilizzatori di queste app sono donne, che sono considerate un gruppo sensibile e identificato dal Gdpr come una categoria speciale che richiede una protezione extra. Inoltre i dati sono conservati in condizioni vulnerabili, in cui le impostazioni di default permettono non solo di guadagnare sulle informazioni, ma persino di mettere in piedi un sistema che minaccia le utenti, ad esempio in caso di un eventuale aborto.