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È nota l’importanza del progesterone durante la gravidanza per facilitare l’impianto di un embrione, ma c’è una relazione causale tra questa sostanza e i tassi di successo dei trattamenti riproduttivi? Se lo sono chiesti gli autori di uno studio che Elena Labarta, ginecologa di IVI Valencia, ha presentato al 35º congresso della Società Europea di Riproduzione Umana e Embriologia.
La ricerca è durata 3 anni
Da anni si studia l’impatto del valore del progesterone nel sangue, quando viene trasferito l’embrione, sui tassi di gravidanza nei cicli di fecondazione assistita. Tuttavia secondo gli esperti questa analisi non è indicativa dell’azione del progesterone sull’utero. Dubbi sono stati espressi anche sulla dose assunta dalla futura mamma. L’indagine dimostra invece che i livelli di progesterone riscontrati nel sangue sono collegati al risultato della gravidanza.
Fino al 20% in meno
Gli esisti di due lavori effettuati su 1400 mamme hanno rilevato che sotto un certo valore di progesterone, i tassi di gravidanza evolutiva possono scendere fino al 20% ed è quindi fondamentale tenere conto di questa soglia.
Quando una donna in dolce attesa presenta nel sangue livelli di progesterone inferiori a 8,8 ng / ml nel giorno del trasferimento dell’embrione, il tasso di gravidanza risulta abbassato del 18%. Ciò potrebbe significare che l’assorbimento del progesterone vaginale è un parametro soggettivo e variabile, che incide sulle probabilità di gravidanza.
Possibile intervenire
La quantità di progesterone è un indicatore importante, concludono gli specialisti autori dello studio, non solo se analizzato nel giorno di trasferimento dell’embrione, ma anche nel corso della fase luteale (che va dal giorno dell’impianto dell’embrione al momento dell’esecuzione del test di gravidanza). L’importanza dello studio è data dal fatto che questa condizione è reversibile, se rilevata tempestivamente, aumentando le probabilità di successo di una gravidanza.