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Quando il proprio figlio inizia ad avere delle difficoltà nello studio e uno scarso rendimento scolastico, uno dei primi provvedimenti dei genitori consiste nel vietare l’uso di giochi e dispositivi elettronici, considerati grandi fonti di distrazione. Potrebbe essere un grosso sbaglio. Infatti, i videogame, al contrario, sarebbero uno strumento prezioso per migliorare le capacità di apprendimento degli studenti. Questo perlomeno è quanto suggerisce un recente studio condotto da un team di ricercatori tedeschi, della Ruhr-University Bochum, pubblicato sulla rivista Behavioural Brain Research.
Test e risonanza magnetica
I videogame finiscono molto spesso sul banco degli imputati, perché classicamente considerati degli strumenti negativi dal punto di vista educativo e cognitivo. E, invece, ora la ricerca tedesca li riabilita. Gli autori hanno analizzato le abitudini di 34 alunni che avevano la stessa età. Metà dei quali dedicavano ai videogiochi almeno 15 ore alla settimana, mentre gli altri non li usavano o li usavano per un tempo inferiore. Tutti sono stati invitati a eseguire dei test in grado di misurare le performance intellettive e le capacità di apprendimento. Inoltre, sono stati sottoposti a una risonanza magnetica alla testa, per valutare l’attività e l’anatomia cerebrale. Lo scopo era capire se e come la tendenza a giocare con i giochi elettronici potesse influire sull’educazione e lo sviluppo dei ragazzini.
Favoriti apprendimento e memoria
Dall’analisi dei dati raccolti è emerso un risultato sorprendente: l’utilizzo dei videogame, a dispetto di quanto si è sempre pensato, potrebbe giocare un ruolo positivo nella crescita di bambini e ragazzi e nel loro rendimento a scuola. Infatti, nella casistica considerata, si è associato a migliori capacità di apprendimento. Gli studenti che trascorrevano almeno un paio di ore al giorno davanti a consolle, monitor e computer hanno ottenuto risultati migliori nei test cognitivi rispetto a quelli che non avevano l’abitudine di utilizzare così spesso i videogiochi. In particolare, si è visto che erano maggiormente in grado di apprendere e di ricordare a lungo le conoscenze acquisite. Non solo. Le immagini delle risonanze magnetiche hanno mostrato che nei ragazzini amanti dei videogame l’ippocampo, l’area del cervello fondamentale per i processi di apprendimento e di memorizzazione, era più attiva.