A rivelare la ridotta efficacia del vaccino Covid sui bambini è uno studio pubblicato su Lancet condotto dall’Iss (Istituto Superiore di Sanità) . La ricerca, che ha preso in esame una macro-coorte di circa tre milioni di piccoli tra i 5 e gli 11 anni, ha evidenziato come la protezione del siero immunologico sull’infezione non è così alta come quella calcolata dai produttori del vaccino.
I ricercatori dell’Iss hanno analizzato i casi di tutti i bambini a cui è stato il vaccino Covid, valutando l’efficacia del ciclo completo tenendo conto del grado di protezione vaccinale nel mondo reale, fuori dai trials clinici, in confronto ai piccoli non vaccinati. Circa 700mila casi di positività al Covid e 664 che hanno richiesto l’ospedalizzazione, gli studiosi hanno potuto analizzare con una certa precisione l’efficacia del vaccino.
Dalla ricerca emerge come, il livello di efficacia contro l’infezione nei bambini tocchi appena il 29,4%; il 41,1% nella protezione contro le forme più gravi della malattia. Dati che restano molto distanti dalle stime fatte dalle case farmaceutiche in fase di sperimentazione, quando con Pfizer parlava di protezione sopra il 90%, seppur con una forbice molto ampia compresa tra il 67 e il 99%. La protezione del vaccino Covid contro l’infezione si assesta ben sopra il 50% in adolescenti e adulti, e cresce ulteriormente per i casi gravi, tuttavia la disparità di efficacia con i più piccoli non può non essere presa in considerazione.
Tra le spiegazioni più plausibili di questi ridotti livelli di protezione c’è da considerare l’avvento della variante Omicron, meno aggressiva ma più trasmissibile della Delta, che risultava essere più affine alle caratteristiche del ceppo originale su cui Pfizer aveva modulato il proprio vaccino. Omicron è, infatti, maggiormente capace di aggirare la neutralizzazione messa in atto dagli anticorpi e, quindi, riesce a infettare con maggiore semplicità anche i soggetti vaccinati. Al tempo stesso, la minore efficacia del vaccino Covid nei bambini può essere ricondotta al dosaggio ridotto del siero, pari a un terzo di quello somministrato dopo gli undici anni.
In questo contesto, la vaccinazione nei bambini pare comunque suggerita, così da accrescere il livello di protezione nei piccoli. Ovvio, poi, come occorra far fronte a numero ancora troppo basso di bambini vaccinati. Sono, infatti, ancora meno del 50% in Italia i bambini cui è stata somministrata la seconda dose. Senza contare che il ceppo attuale è quasi al termine del suo ciclo vitale e, sul nuovo, il vaccino Covid ha effetti ridotti e, forse, sia meglio e conveniente attendere l’arrivo delle nuove formulazioni vaccinali, efficaci anche contro le varianti di Omicron.
A tutto ciò occorre sommare la bassa incidenza di casi gravi nei più piccoli, con i dati dell’Iss che parlano di alcune centinaia di ospedalizzazioni (15 in terapia intensiva e due decessi, di cui uno con una grave patologia pregressa) su circa un milione e 800mila piccoli non vaccinati nei tre mesi di analisi. Per nessun piccolo vaccinato è stato, invece, necessario ricorrere alla terapia intensiva.