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Il biomarcatore è stato scoperto da un gruppo di ricercatori dell’Università dell’Illinois di Chicago, guidati da Mariann Piano, capo del dipartimento di scienze della salute comportamentale. Lo studio è stato pubblicato sulla rivista Alcohol and Alcoholism.
Una moda pericolosa
Secondo Mariann Piano la moda del binge drinking (letteralmente “abbuffata alcolica” ovvero bere tanto e in un intervallo di tempo brevissimo) è ormai largamente diffusa tra i giovani. Il punto più allarmante, però, riguarda la regolarità degli episodi di binge drinking: uno ragazzo su cinque racconta di avere avuto tre o più episodi di binge drinking nelle precedenti due settimane.
L’alcol e i ragazzi
I giovani usano spesso l’alcol per divertirsi con gli altri, in quanto elimina le inibizioni e le resistenze psicologiche. Prima dei 18 anni, però, il corpo non ha ancora raggiunto la maturità metabolica ed enzimatica per poter digerire l’alcol. Questo significa che l’etanolo, fino a che non viene metabolizzato, continua a circolare per un tempo più lungo nell’organismo dei ragazzi. Le bevande alcoliche, quindi, per i giovani risultano molto più nocive di quanto lo siano per un adulto, e i più giovani sono maggiormente a rischio di gravi danni psicofisici alcol correlate.
Uno screening per individuare chi è a rischio
I ricercatori avrebbero trovato il modo di prevenire lo sballo del “binge drinking” attraverso una semplice analisi del sangue, con la quale rilevare il particolare biomarcatore chiamato Peth: potrebbe essere utilizzato per effettuare un ampio screening dei giovani che adottano comportamenti errati in merito al consumo di alcol. Individuare quei ragazzi che fanno uso eccessivo di alcol, consentirebbe alle famiglie di stare più tranquille e ai ragazzi più “scapestrati” di non mettere a rischio la vita.