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I tamponi naso-faringei attualmente rappresentano il metodo di prima scelta per prelevare le secrezioni da analizzare per stabilire se è avvenuto il contagio da parte del Sars-CoV-2. Effettuarli non è però affatto piacevole, specialmente per i bambini. Del resto, per poter raccogliere una quantità di secrezioni tale da consentire l’eventuale individuazione del coronavirus è necessario che l’operatore passi più volte il tampone nel naso e nella zona della gola, provocando un fastidio mal tollerato dai bambini. Il problema (non da poco, come ben sanno i genitori) a breve potrà essere superato grazie a un gruppo di ricercatori dell’Università Statale di Milano, diretto dal professor Gian Vincenzo Zuccotti, preside della Facoltà di Medicina e direttore della Clinica pediatrica dell’ospedale Buzzi. Il team ha infatti messo a punto un test salivare molecolare attendibile come il tampone naso-gola per quanto riguarda i risultati, ma con il grande vantaggio di non essere invasivo. Il professor Zuccotti è con noi per rispondere ai dubbi sulla nuova indagine.
Professore, in che cosa esattamente consiste il test salivare?
Per l’esecuzione si utilizza un rullo salivare, che è il rotolino di cotone usato dai dentisti. Il rullo va messo in bocca dove va lasciato fino a quando risulta ben inumidito dalla saliva. In genere bastano due-tre minuti.
I bambini accettano meglio questa prassi? Sono collaborativi?
Succhiare il rotolino non fa paura ai bambini. Il tampone invece richiede una prassi che spesso spaventa e, giocoforza, provoca fastidio, per via della necessità di strisciarlo più volte contro la mucosa di naso e gola. E’ ovvio, però, che con il test salivare la collaborazione piena si può ottenere solo dai bambini già grandicelli, diciamo da almeno i tre-quattro anni in su. Attualmente stiamo valutando come poter superare le difficoltà legate all’esecuzione sui piccolissimi: in particolare occorre azzerare il rischio che provino a inghiottire il rotolino. Sui bimbi in età scolare può essere invece la migliore risorsa ed è proprio in questa fascia di età infatti che l’esecuzione del tampone sta diventando sempre più necessaria. Secondo le attuali disposizioni, infatti, dopo una malattia febbrile, che ha costretto il bambino a casa per più di 48 ore, per la riammissione a scuola è d’obbligo che il pediatra attesti che non si è trattato di CoVid-19. Ma per poterlo affermare con sicurezza il pediatra può solo prescrivere il tampone.
Professore, cosa ricerca il test della saliva, qual è la sua efficacia e in quanto tempo fornisce i risultati?
Il test sulla saliva è molecolare, come il tampone naso-faringeo e quindi deve essere inviato per la lettura in un laboratorio di analisi. Ricerca nella saliva il materiale genetico del coronavirus, più di preciso il suo RNA. E’ attendibile quanto il tampone naso-faringeo, cioè fornisce un risultato sicuro in circa il 96 per cento dei casi, mentre il tampone rapido espone maggiormente alla possibilità di falsi negativi. Il test rapido, che individua le proteine del coronavirus responsabili dello sviluppo della malattia, rispetto al tampone naso-faringeo e al test salivare ha il vantaggio di poter essere effettuato in studio dal pediatra, quindi di non richiedere l’invio in laboratorio per la lettura. Il limite dei falsi negativi che produce lo rende però un’analisi non di prima scelta. Il risultato del test salivare è disponibile dopo 24 ore dalla consegna del campione.
Il test salivare quando sarà accessibile per tutti?
Siamo ancora in una fase di sperimentazione, anche se quanto è emerso fino a ora è più che incoraggiante. E’ sicuro e attendibile, quindi si spera che a breve sia possibile utilizzarlo su vasta scala.
Quando sarà opportuno effettuarlo?
Va detto che deve essere il pediatra a decidere se e quando è il caso di sottoporre i bambini al test della saliva, esattamente come accade con il tampone. Il fatto che sia sicuro e non invasivo non deve cioè suggerire ai genitori che possa essere effettuato più e più volte a propria discrezione, magari anche solo per togliersi un dubbio. Per esempio, può essere utile quando il pediatra dovesse ritenere necessario stabilire l’origine di determinati sintomi, come febbre, tosse, raffreddore, che potrebbero far pensare all’infezione CoVid-19. Potrebbe inoltre essere prescritto nel caso in cui il bambino fosse venuto a stretto contatto con una persona infetta, anche qualora non manifestasse sintomi. Funziona, infatti, sia sugli asintomatici sia sui paucisintomatici, ovvero in cui la malattia si è sviluppata in forma lieve, come il tampone naso-faringeo.
Avrà un costo molto alto?
Nel momento in cui dovesse godere dell’approvazione unanime della Comunità scientifica, probabilmente verrà erogato gratis, come già sta accadendo con il tampone naso-faringeo.
BOX: LA RICERCATRICE DICE CHE …
Il test salivare che si sta sperimentando nei laboratori dell’Università statale di Milano si basa su un protocollo dell’Università di Yale che i nostri ricercatori hanno ottimizzato fino a ottenere uno strumento adatto oltre che ai bambini al resto della popolazione fragile. <<Durante la messa a punto del test pensavamo soprattutto all’utilità che avrebbe potuto avere nei bambini, tuttavia in breve ci siamo resi conto che anche per gli anziani sarebbe stato uno strumento migliore del tampone>>. A sostenerlo, la professoressa Elisa Borghi, una delle ricercatrici impegnate nello studio di questo esame. <<Anche per le persone anziane il tampone è una fonte di disagio. Il test salivare potrebbe risparmiare loro un’esperienza spiacevole. Per ora l’abbiamo sperimentato su un campione di un centinaio di persone di età compresa tra 0 e 92 anni, effettuando anche la controprova. In tutti i partecipanti abbiamo cioè eseguito sia il test salivare sia il tampone naso-faringeo, ottenendo sempre risultati coincidenti. E’ questo che ci fa sperare che a breve, magari tra qualche settimana, potremo usarlo come alternativa al tampone, eventualmente su tutta la popolazione>>. Resta sempre un punto oscuro: come riuscire a effettuarlo sui piccolissimi. <<Ci stiamo lavorando. Avevamo anche provato ad addolcire il rullo per invogliare i bambini piccoli a succhiarlo e, quindi, a inumidirlo con la saliva, ma ci siamo resi conto che la presenza di zucchero contaminava la raccolta e quindi inficiava il risultato. Stiamo anche pensando alla possibilità di applicare un bastoncino al rullo salivare. Così la mamma o il papà potranno mantenere il controllo del rullo durante l’esecuzione del test, in modo che non ci siano rischi>>.
IL PARERE DELL’ISTITUTO SUPERIORE DI SANITA’
<<Il test salivare può essere senza dubbio un’ottima alternativa al tampone>>. A sostenerlo il dottor Paolo D’Ancona, infettivologo e ricercatore dell’Istituto superiore di sanità, secondo cui sarà comunque l’esperienza che si accumulerà nelle prossime settimane, a mano a mano che il numero dei test eseguiti aumenterà, a sancire se possa essere al pari del tampone naso-faringeo, un metodo valido per prelevare i campioni da sottoporre al test diagnostico-molecolare per l’individuazione di un’eventuale infezione da coronavirus. <<In medicina occorrono evidenze>>, afferma D’Ancona che è tra gli autori del protocollo che attualmente le scuole devono applicare allo scopo di minimizzare il rischio di diffusione del coronavirus. <<Ben venga il nuovo esame, dunque, ma credo occorrano ancora uno o due mesi per avere la certezza che sia un metodo valido quanto il tampone naso-faringeo. Rimane poi aperta la questione dei soggetti non collaboranti, come per esempio possono essere i bambini con una forma di disabilità: almeno per ora non è stata elaborata alcuna strategia che potrebbe permettere di effettuare il test salivare anche su di loro. Abbiamo la necessità di rispondere anche alla loro esigenza di essere sottoposti a un esame non fastidioso ma, allo stesso tempo, sicuro>>.
L’articolo è stato redatto con la consulenza del Prof Gian Vincenzo Zuccotti, Full Professor and Chairman, University of Milan, Department of Pediatrics, Ospedale dei Bambini – V. Buzzi. Dean, Faculty of Medicine & Surgery Vice Rector for Health Policy and Management Director of Pediatric Clinical Research Center. www.crcpediatrico.org
Fonti / Bibliografia
- Home » CRC PediatricoPerseguendo ancora una volta il suo impegno a sostegno della ricerca, la Fondazione Romeo ed Enrica Invernizzi, in occasione infatti dei 25 anni dal suo