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Spiegare il terrorismo a un bambino non è impresa da poco, tuttavia non ci si può sottrarre dal compito momento in cui si ha modo di capire che certe immagini, alcuni discorsi, certe fotografie in cui il piccolo si è imbattuto, lo hanno turbato.
Se ha meno di sei anni
“Idealmente prima dei sei anni di età, il bambino dovrebbe ignorare i fatti di cronaca spaventosi. Non bisognerebbe parlarne davanti a lui e, naturalmente, sarebbe auspicabile che non vedesse i telegiornali – dice la dottoressa Angela Raimo, neuropsichiatra infantile. – Posto questo, è sempre possibile che una frase sfugga, che la televisione sia accesa proprio quando si parla di un attentato. In questo caso, se il bambino chiede è d’obbligo rispondere”. Gli si può dire che nel mondo, oltre a tantissime persone molto buone, come la maestra, la nonna, le mamme e i papà di tutti i suoi amichetti, ci sono anche alcune persone cattive che fanno cose cattive. Ma per fortuna c’è la polizia che riesce sempre a fermarle. “Il tono deve essere pacato, l’espressione serena, per non creare angoscia”.
Se è più grande
I bambini più grandicelli devono, invece, essere informati in modo più completo, per evitare loro la brutta sensazione di “essere tenuti all’oscuro”, che può essere fonte di ansia più del sapere come stanno le cose. La tecnica del “cosa ne pensi tu?” è forse la migliore da adottare. Consiste nell’invitare il bambino a comunicare quello che ha crede sia successo per poi aiutarlo a chiarirsi le idee. Va da sé che si devono usare frasi semplici, evitando qualsiasi iperbole.
La domanda più difficile
È possibile che il bambino chieda se un attacco potrebbe verificarsi anche nella sua città. “Bisogna essere sinceri, ma con grande buon senso – raccomanda la dottoressa Raimo. – Si può dire che è una probabilità molto remota, perché i terroristi sono pochissimi, una manciata di uomini, e il mondo è molto grande”. Si può magari aprire un atlante e fargli vedere che si vive in un posto che è solo un puntolino minuscolo rispetto alla vastità dei due emisferi.
Messaggio positivo
È importante far passare il messaggio che gli attacchi terroristici non costituiscono la normalità, ma sono eventi eccezionali, di cui è responsabile una minoranza di persone. Poi va sottolineato con forza che le autorità, cioè i carabinieri, la polizia, gli uomini di governo, sono tutti impegnati a cercarle per metterle in prigione e porre fine ai loro terribili gesti. Dopodiché si può invitare il bambino a disegnare come immagina il terrorismo. Dare forma alla propria paura può servire a scacciarla via.