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In questi lunghi mesi di pandemia, fra le altre cose, tutti abbiamo imparato a conoscere l’importanza delle terapie intensive. Si tratta di reparti essenziali per la sopravvivenza di molti malati, non solo quelli colpiti da Covid-19. Le terapie intensive sono fondamentali anche in età infantile, per esempio per accogliere i bambini sottoposti a operazioni complesse. Purtroppo, però, in Italia non ne esiste un numero sufficiente a soddisfare la domanda: complessivamente, sul nostro territorio sono presenti solo 23 terapie intensive pediatriche. A lanciare l’allarme sono stati gli esperti riuniti in occasione del 76° Congresso della Società Italiana di Pediatria (Sip).
Reparti ad alta specializzazione
Le terapie intensive sono reparti ospedalieri in cui vengono assistiti pazienti in particolari condizioni di salute, per esempio quelli che necessitano di un monitoraggio continuo e del supporto delle funzioni vitali. Il personale sanitario, con l’aiuto di macchinari specifici, è chiamato a svolgere compiti molto delicati, garantendo un sostegno clinico a elevata specializzazione, non disponibile in altri reparti. Le terapie intensive pediatriche, come dice la definizione stessa, sono i reparti di area critica dove vengono ricoverati i bambini che necessitano di particolare assistenza e controlli.
La situazione italiana
In Italia, le terapie intensive pediatriche sono poche, 23 in tutto, per un totale di soli 202 posti letto: la media è 3 posti letto per milione di abitanti. Fra l’altro, si tratta di reparti spesso di piccole dimensioni e “distribuiti in modo non omogeneo sul territorio nazionale e in un numero nettamente inferiore alle terapie intensive neonatali pari a 116” afferma Rinaldo Zanini, ex direttore del dipartimento Materno infantile dell’ospedale di Lecco.
I numeri sono ben al di sotto della media europea, che è pari a 8 per milione di abitanti. Come se non bastasse esistono- come capita spesso quando si tratta di sanità – forti differenze regionali: se in Puglia ci sono 2 letti ogni milione di abitanti, in Liguria si arriva a 10,6. Addirittura alcune regioni non hanno alcun posto letto di terapia intensiva pediatrica, come Valle d’Aosta, Trentino Alto Adige, Umbria, Abruzzo, Sardegna Molise e Basilicata.
Chance migliori se ricoverati in terapie dedicate
Si tratta di una situazione decisamente preoccupante. Infatti, i bambini in condizioni critiche e/o con gravi malattie che vengono ricoverati e assistiti nelle terapie intensive pediatriche hanno una prognosi migliore e più chance di sopravvivere e stare bene. “I migliori risultati delle terapie intensive pediatriche rispetto a quelle per adulti dipendono da diverse ragioni. Le terapie intensive pediatriche sono tarate sui bambini, vi è un’elevata specificità degli strumenti e delle competenze dell’intensivista pediatrico” spiega Corrado Cecchetti, dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù.
Fonti / Bibliografia
- 76° Congresso Italiano di Pediatria - Società Italiana di Pediatria25-28 Maggio 2021, Roma - E’ stato spostato a queste date il 76° Congresso Italiano di Pediatria. Una decisione presa dal Consiglio Direttivo della SIP “in considerazione del periodo straordinario vissuto in questo drammatico anno”. Negli stessi giorni, congiuntamente al 76° Congresso Italiano di Pediatria, si svolgeranno anche il 12° Congresso della Societa’ Italiana di Pediatria Ospedaliera, il 2° Congresso congiunto regionale Lazio SIP-SIN-SIMEUP, il 6° Congresso del Gruppo di Studio Ecografia Pediatrica e il 1° Congresso della Società Italiana di Pediatria Infermieristica (SIPINF).
- Società Italiana di Pediatria - Separare la cura e l’assistenza del bambino malato dalla Medicina generale dell’adultoDalla nascita e per l’intera vita: la Società Italiana di Pediatria (SIP) è nata nel lontano 1898 proponendo un’innovazione che avrebbe segnato un grande cambiamento nei decenni successivi: separare la cura e l’assistenza del bambino malato dalla Medicina generale dell’adulto. Con i suoi circa 10 mila Soci la SIP rappresenta la casa comune di tutti i pediatri italiani perché vi partecipano pediatri universitari, ospedalieri, di famiglia e di comunità.