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Attraverso le sessioni di teleriabilitazione Emanuele, bimbo di 4 anni affetto da disturbo dello spettro autistico, può continuare le terapie guidato dai suoi genitori. Anche Simone, 6 anni, continua le terapie a casa: quella logopedica e quella neuro-psicomotoria. La riabilitazione di questi bimbi, e di molti altri come loro, non si è fermata durante l’epidemia di Covid-19: il merito è del Centro di ricerca e cura balbuzie, disturbi del linguaggio e dell’apprendimento (Crc-balbuzie) di Roma, che durante i mesi di lockdown si è attivato mettendo in campo la teleriabilitazione.
Come funziona la teleriabilitazione
Emanuele e Simone sono solo due dei bambini con disabilità quali autismo, disturbi della comunicazione o disabilità intellettive, che hanno potuto continuare le loro terapie al Crc-balbuzie. Davanti a un’inedita emergenza sanitaria come quella che stiamo attraversando diversi centri che si occupano di riabilitazione non hanno potuto far altro che interrompere le terapie in corso. Un problema non da poco se si considera che, come spiega Donatella Tomaiuoli, direttore del Crc di Roma e docente alle università la Sapienza e Tor Vergata di Roma, “un’interruzione forzata e prolungata della terapia rischia di impattare negativamente sullo sviluppo dei piccoli pazienti che non solo potrebbero perdere gli obiettivi terapeutici raggiunti, ma anche non conseguirne di nuovi. Per questo abbiamo pensato di implementare una prassi già utilizzata al Centro in condizioni di normalità: la teleriabilitazione”.
Non solo per fini terapeutici
Nel caso di Emanuele i genitori sono riusciti, tramite l’équipe che ha in cura il bimbo, ad acquisire competenze specifiche per seguire il proprio figlio. “Con questo sistema – ha spiegato commossa mamma Francesca – abbiamo non solo la possibilità di continuare la terapia, ma anche di tenere il bambino occupato con giochi, attività e strumenti che hanno un doppio fine: sia ludico sia terapeutico”. Quanto a Simone, la sua riabilitazione va avanti a casa tramite le videochiamate con gli operatori ma anche attraverso il sistema del videofeedback, metodo che consiste nel far girare ai genitori dei filmati a casa che vengono poi mandati in visione ai terapeuti che poi spiegano come intervenire sul bambino.
Sfida entusiasmante
Manuela Calanca, coordinatore dei logopedisti del Crc, spiega che per i terapisti la condizione di teleriabilitazione è stat una sfida entusiasmante: “La distanza e l’assenza di un contatto diretto rappresentano una condizione sfavorente, soprattutto per i bambini che mostrano difficoltà di attenzione o scarso interesse comunicativo ed è in queste circostanze che il nostro essere terapisti si realizza nella sua massima essenza, nel proporre attività specifiche e allo stesso tempo attraenti per i bambini, nel trasmettere loro la nostra determinazione nel raggiungimento degli obiettivi terapeutici, nel sostenere e guidare le famiglie nella loro difficile quotidianità”.
La riprogrammazione della terapia
Nello specifico, continua Calanca, “abbiamo dedicato le prime sedute a ridefinire la relazione terapeutica, a individuare con l’aiuto dei familiari il luogo della casa più adatto a diventare un setting terapeutico e a rimodulare gli obiettivi dell’intervento che, in alcuni casi, sono rimasti invariati rispetto al lavoro ambulatoriale, mentre in altri sono diventati un consolidamento delle competenze apprese e in altri casi ancora sono stati potenziati grazie al coinvolgimento continuativo del contesto familiare”.
Fonti / Bibliografia
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