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Un ampio studio pubblicato sul Journal of Educational Psychology, rivista scientifica dell’American Psychological Association, afferma che studiare musica migliora il rendimento scolastico.
La ricerca canadese
I ricercatori hanno esaminato i registri scolastici di 112.000 studenti della Columbia Britannica, di cui circa il 13% aveva partecipato ad almeno un corso di musica come pianoforte, orchestra, jazz band, coro. Gli studenti che avevano frequentato lezioni di musica, e in particolare se avevano studiato uno strumento, avevano ottenuto valutazioni più alte in tre materie: scienze, matematica e inglese. In media, i bambini che avevano suonato uno strumento musicale per molti anni erano circa un anno accademico più avanti rispetto ai coetanei, e questo a prescindere da altri fattori come genere, etnia e stato socioeconomico.
Coordinazione e disciplina
Secondo Peter Gouzouasis, ricercatore dell’Università di British Columbia, per suonare uno strumento musicale occorre imparare a leggere le note, sviluppare la coordinazione occhio-mano-mente, affinare la capacità di ascolto e, se suona in un ensemble, anche disciplina e abilità di squadra. Tutte queste esperienze di apprendimento hanno un ruolo nel migliorare le capacità cognitive.
La musica e il cervello
Non si tratta di un’idea del tutto nuova; da molti anni si cerca di capire come studiare musica interagisca con il cervello: nel 1993 si parlò per la prima volta di “Effetto Mozart”. Due americani, il neurobiologo Gordon Shaw e il fisico Frances Rauscher, sostenevano che ascoltare la sonata in Re maggiore per due pianoforti di Mozart, la K448, aumentasse, almeno temporaneamente, l’intelligenza. Per dimostrarlo fecero uno studio con degli studenti facendo ascoltare Mozart a un terzo di loro. Tutti i ragazzi vennero poi sottoposti a un test d’intelligenza basato sui concetti di spazio e tempo. Mozart arrivò a fare ottenere mediamente dieci punti in più rispetto a chi non lo aveva ascoltato.