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Una bimba di due anni è morta nelle scorse settimane a causa dell’infezione Seu e un’altra di 18 mesi è stata ricoverata per la stessa malattia. E solo pochi giorni fa è stato registrato un nuovo caso: questa volta a essere colpito un bimbo di otto anni. Tutti i casi sono avvenuti in Puglia, uno vicino a Bari, uno in Salento e uno a Foggia (anche se il bimbo ha iniziato a stare male al rientro da una breve vacanza in Emilia Romagna). Significa che l’infezione attualmente è diffusa solo nel sud Italia? Ed è davvero così pericolosa?
Una minaccia per i reni
Seu è l’acronimo di sindrome emolitico-uremica. Si tratta di un’infezione scatenata da alcuni ceppi dell’Escherichia coli, un batterio responsabile di diverse problematiche. Questi ceppi producono una potente tossina detta vero-citotossina (VT) o Shiga-tossina (Stx) che attacca i reni. La malattia, infatti, rappresenta la causa più importante di insufficienza renale acuta in età pediatrica, specialmente nei bambini piccoli. Inoltre, può provocare anemia acuta e trombocitopenia (riduzione delle piastrine).
La situazione in Italia
In realtà, i due casi registrati recentemente non sono isolati. In Puglia nell’estate del 2013, più precisamente fra la fine di luglio e la fine di agosto, erano già stati notificati 20 casi. In tutta Italia dal 1988 al 2010 le persone colpite sono state 710. In questo lasso di tempo, i tassi più elevati sono stati riscontrati nelle regioni settentrionali (Valle d’Aosta 1,06, Veneto 0,57, Piemonte 0,55, Lombardia 0,52, Trentino e Bolzano 0,43) e il picco di incidenza si è sempre verificato durante il mese di agosto, proprio come quest’anno.
Importante l’igiene
Nonostante quanto accaduto in Puglia, secondo gli esperti non è il caso di preoccuparsi eccessivamente. “I dati in nostro possesso ci inducono a ritenere che non vi siano pericoli per la popolazione né alcun rischio epidemia. È bene mantenere alta la guardia sulle principali norme igieniche e in primis il lavaggio delle mani poiché è anche possibile, seppur eccezionalmente, la trasmissione del germe tra uomini per via oro-fecale” ha affermato Massimo Andreoni, Direttore U.O.C. Malattie infettive, Università di Tor Vergata. Occorre sapere, infatti, che i ceppi batterici responsabili della patologia sono trasmessi principalmente per via alimentare, tuttavia la trasmissione può avvenire anche per contatto con animali infetti o ambiente contaminato o attraverso il circuito oro-fecale.