Con il termine criptorchidismo si indica la mancata discesa di uno o, più raramente, di entrambi i testicoli del bambino nello scroto (la sacca collocata sotto il pene). Si tratta del più comune disturbo dell’apparato uro-genitale nella prima infanzia e ne soffre circa lo 0,8-1,5% dei bambini tra i 2 e i 12 anni, il 3-5% dei neonati “a termine” e il 15-30% di quelli “pretermine” (nati prima della 37a settimana). Quasi sempre il testicolo nascosto raggiunge in modo spontaneo la sua sede naturale nel corso del primo anno di vita del bambino ma, se ciò non avviene, in genere si induce la discesa con farmaci specifici o un’operazione chirurgica.
Sono soprattutto i prematuri a essere colpiti da criptorchidismo. Ciò dipende dal fatto che il testicolo non si sviluppa direttamente all’interno dello scroto, bensì raggiunge questa posizione grazie a un processo di migrazione che, di norma, si conclude entro la fine della gravidanza secondo queste tempistiche:
- intorno al 6° mese il testicolo scende dalla sede originaria (sopra il rene) fino all’anello inguinale
- tra 6° e 7° mese attraversa il canale inguinale
- tra 8° e 9° mese, si collocanella sacca scrotale.
In alcuni casi la migrazione del testicolo è ostacolata o impedita da fattori di varia natura: ecco perché alla nascita il bambino può evidenziare questo disturbo.
Anche se le cause che determinano il criptorchidismo non sono ancora del tutto chiare, diversi studi hanno rilevato la notevole ereditarietà: in circa il 15% dei casi, i padri dei bambini che ne sono colpiti hanno manifestato la stessa anomalia. Oltre che da fattori genetici, però, la mancata migrazione del testicolo può essere determinata anche da ostacoli di carattere anatomico (come un’ernia inguinale) e/o da una carenza ormonale e, più precisamente, dall’insufficiente concentrazione di gonadotropine o androgeni (ormoni maschili) che dovrebbero stimolare il processo di discesa.
Se, dopo il primo anno di età, il testicolo non è ancora disceso nello scroto, tale passaggio verrà indotto attraverso:
- una terapia a base di ormoni (in genere gonadotropina corionica o Hcg) che stimolano la produzione di testosterone (ormone maschile) e, di conseguenza, il processo di migrazione del testicolo;
- un’operazione chirurgica in regime di day hospital.
È comunque fondamentale intervenire subito perché l’eccessiva permanenza del testicolo in una sede anomala rischia i di danneggiarlo (a causa dell’elevata temperatura dell’area inguinale e delle sollecitazioni meccaniche che subirebbe), favorendo la comparsa di complicanze anche serie.