Argomenti trattati
La risonanza magnetica è un’indagine diagnostica molto importante, indispensabile in molte situazioni, per esempio per diagnosticare problematiche muscolo-scheletriche, ma non solo. Purtroppo non tutte le persone possono accedervi: se sono portatrici di pacemaker, protesi metalliche o qualsiasi altro tipo di dispositivo impiantabile metallico potrebbero non essere ritenute idonee per sottoporsi a questo esame. Fortunatamente, un team di fisici sanitari e medici del Dipartimento di Diagnostica per Immagini dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma ha reso disponibile la risonanza magnetica anche ai bambini con impianti. Ecco come.
Come funziona l’esame
La risonanza magnetica è un’indagine diagnostica che fornisce immagini dettagliate del corpo umano sfruttando campi magnetici e onde radio. Si avvale, infatti, dell’utilizzo di un macchinario che produce e invia al corpo, inserito in un grande magnete, impulsi a radiofrequenza. Il corpo emette onde radio “di risposta”, che vengono poi trasformate da un computer in immagini anatomiche delle porzioni analizzate. Fino a qualche tempo fa, questo esame non poteva essere effettuato nelle persone portatrici di impianti metallici, come pacemaker, il cui funzionamento può essere alterato dai campi elettromagnetici e che potrebbero esercitare un “effetto calamita”. Recentemente, però, sono stati messi a punto alcuni dispositivi compatibili con la risonanza magnetica: in certe condizioni controllate, dunque, si può eseguire la procedura.
Che cosa dice la legge
Nonostante ciò, c’è sempre molta paura nel sottoporre a risonanza magnetica le persone con questi dispostivi. Ecco perché l’ospedale pediatrico Bambino Gesù ha deciso di intervenire, integrando le disposizioni che regolano l’accesso a questo esame solo per i portatori di pacemaker e defibrillatori. “Ci siamo voluti dotare di queste regole per dare risposta ai bisogni di cura dei bambini con impianti che, in virtù di una legge che risale agli anni ‘90, in nessun caso potrebbero essere sottoposti a risonanza magnetica” ha spiegato Paolo Tomà, direttore del dipartimento di Diagnostica per Immagini del Bambino Gesù.
Caso per caso
Del resto, negli anni la tecnologia si è evoluta moltissimo e oggi gli apparecchi a disposizione sono molto diversi da quelli di un tempo. “Dopo anni di studi e ricerche siamo in grado di stabilire in quali circostanze, di fronte a quale tipo di dispositivo e con quale grado di rischio eseguire o meno l’esame. Ovviamente la valutazione viene fatta caso per caso” ha confermato Vittorio Cannatà, responsabile della Fisica Sanitaria del Bambino Gesù.