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Una puntura di zecca non è un evento così raro nei mesi estivi, soprattutto se ci si trova in zone boschive e umide dell’Italia settentrionale come Friuli, Trentino, Alto Adige, Liguria e Appennino tosco-emiliano. A volte, l’attacco di questi parassiti non lascia alcuna conseguenza, ma è meglio tenere sotto controllo la zona della lesione, rivolgendosi a un medico se compaiono disturbi. Vediamo allora insieme come comportarsi in caso di puntura di zecca.
Le zecche, che cosa sono e come attaccano
Le zecche sono parassiti appartenenti alla stessa famiglia dei ragni e degli acari della polvere. Hanno dimensioni variabili tra i due e gli otto millimetri di lunghezza e mediamente gli esemplari più grandi sono le femmine adulte. Hanno un colore bruno-rossastro, otto zampe e un apparato boccale chiamato rostro. Questo è costituito di mandibole penetranti attraverso le quali il parassita si attacca alla pelle in modo tenace, per succhiare il sangue.
Le zecche vivono tra le erbe selvatiche, i cespugli, le zone del sottobosco nei climi temperati, ma si adattano anche a condizioni ambientali sfavorevoli di freddo o clima secco. Nei mesi invernali cadono in una sorta di letargo e restano anche per mesi senza nutrirsi. Con l’inizio della stagione temperata si risvegliano e vanno alla ricerca di un ospite a sangue caldo per alimentarsi. Particolare attenzione va fatta anche per i viaggi all’estero e in Europa.
Quale rischio comportano le zecche
Nutrirsi di sangue per le zecche è indispensabile per la sopravvivenza e il completamento dello sviluppo e ciclo evolutivo. Il pasto può durare anche giorni e, una volta terminato, la zecca si stacca spontaneamente. Il morso in sé non causa reazione allergica, ma le zecche sono pericolose perché possono diventare portatrici di diversi tipi di agenti infettivi, come i virus. Esse stesse possono infettarsi mordendo animali che a loro volta sono infetti e fungono così da “serbatoio”, trasferendoli in altri individui quando li pungono per effettuare il loro pasto. Più tempo la zecca trascorre con il rostro nella pelle, maggiore è il rischio che trasmetta germi alla persona. Per questa ragione è essenziale effettuare un’ispezione dopo essere stati all’aperto nelle zone a rischio. La rimozione corretta del parassita è fondamentale. Se infatti viene premuta, la zecca può rigurgitare attraverso la bocca il sangue già ingerito, aumentando il rischio di trasmettere infezioni.
Puntura di zecca: cosa fare?
La puntura di zecca è indolore e non provoca reazione allergica, quindi è possibile che il parassita si sia attaccato alla pelle del bambino (o anche dell’adulto) senza che ci si accorga della sua presenza. Per questa ragione, di ritorno da una escursione, è importante togliere al bambino i vestiti ed esaminarli con cura, per assicurarsi che non vi siano zecche nascoste nelle pieghe dei tessuti. Poi bisogna ispezionare accuratamente la pelle del piccolo, soprattutto nelle pieghe dei gomiti e delle ginocchia, sulla schiena, sul cuoio capelluto e dietro le orecchie. È in questi punti, infatti, che le zecche tendono ad attaccarsi. In caso di puntura di zecca, ossia se si nota il parassita attaccato con il rostro alla pelle del bambino, ecco i consigli da seguire.
- Estrarre o no la zecca? “Se ci si accorge che il bambino ha una zecca attaccata alla pelle, si deve restare calmi e cercare di togliere il più presto possibile il parassita” raccomanda il dottor Alberto Tomasi, direttore dell’area funzionale di Igiene pubblica dell’azienda Toscana Nord ovest, Presidente Simvim – Società italiana Medicina dei Viaggi e delle Migrazioni. “Questa manovra è essenziale per limitare il tempo in cui il rostro resta a contatto con la pelle”.
- Con le mani ben pulite, si utilizza una pinzetta a punte angolate. Si appoggiano le punte sulla pelle, premendo leggermente per afferrare bene la zecca, quindi si tira con fermezza e decisione, effettuando una rotazione in senso orario senza schiacciare.
- Se non si è sicuri di riuscire farlo, è meglio rivolgersi al medico. La manovra eseguita in modo scorretto può far rigurgitare alla zecca il sangue già succhiato, aumentando il rischio di infezione.
- Infine, si disinfetta la lesione con una soluzione priva di alcol.
Come riconoscere la puntura di zecca?
La zecca attaccata alla pelle si riconosce solo effettuando una accurata ispezione: in pratica si vede un puntino scuro in rilievo sulla pelle, che si ingrossa a mano a mano che aspira il sangue dell’ospite. Solitamente, dopo una puntura di zecca, sulla pelle è possibile notare un piccolo rigonfiamento arrossato, accompagnato da prurito. In ogni caso, è bene rivolgersi al medico e tenere sotto controllo la zona interessata.
Quali malattie può trasmettere una puntura di zecca?
Nel caso la zecca fosse infetta, potrebbero svilupparsi malattie che vanno curate in modo appropriato. Ecco le infezioni che possono essere veicolate dalla puntura di zecca.
Tbe o meningoencefalite da zecche
Si tratta di una malattia virale che può avere sintomi lievi di tipo influenzale, oppure causare mal di testa, dolori muscolari, febbre alta, confusione mentale, dolore alla schiena o alla nuca, perdita di sensibilità agli arti. I malesseri compaiono 7-14 giorni dopo l’attacco. La difesa più efficace è il vaccino. È importante distinguerla dall’encefalite dovuta ad altre cause.
Borreliosi o malattia di Lyme
È dovuta al batterio Borrelia burgdorferi. Causa il cosiddetto eritema migrante due settimane dopo il morso, accompagnato da dolori osteo-muscolari, mal di testa, stanchezza intensa. Si cura con antibiotici prescritti dal medico.
Febbre bottonosa del Mediterraneo o rickettsiosi
Nel punto del morso della zecca compare un’eruzione cutanea simile a un bottone, causata dal batterio Rickettsia : si tratta di un’ulcera arrossata con una zona centrale di colore scuro. Inoltre compaiono febbre non elevata e un esantema localizzato a palme delle mani e piante dei piedi. Se una persona è in buone condizioni di salute, guarisce spontaneamente.
Tularemia
È trasmessa dal batterio Francisella tularensis, di cui sono vettori anche pidocchi e tafani. Qualche giorno dopo il morso, provoca malessere, febbre, gonfiore dei linfonodi e una ulcerazione localizzata. Va diagnosticata con visita medica e prelievo del sangue per la ricerca degli anticorpi. Si cura con antibiotici specifici.
I sintomi della puntura di zecca infetta
Anche se, nella maggior parte dei casi, la puntura di zecca non ha conseguenze, è importante tenere sotto controllo la zona colpita nell’eventualità che si manifestino i segni di una infezione. Se entro un mese circa dalla puntura non compaiono sintomi, è probabile che non ci siano conseguenze e che non si sviluppi alcuna malattia. Attenzione invece a questi sintomi:
- comparsa di rash cutaneo, ossia di chiazze di colorito rossastro della pelle del viso;
- formazione di un’area arrossata attorno alla zona della puntura, che può raggiungere un’ampiezza anche di alcuni centimetri;
- malessere generale, con debolezza, mal di testa, febbre, dolori muscolari.
Come curare la puntura di zecca e quali farmaci prendere?
Quando un bambino è stato punto da una zecca, dopo che il parassita è stato estratto in modo corretto, è bene disinfettare la zona con una garza e una soluzione disinfettante non alcolica. Attenzione all’uso dei farmaci non prescritti dal medico. Molte persone, infatti, accorgendosi di avere sulla pelle una zecca, assumono subito gli antibiotici. “È un errore: questi farmaci non hanno alcuna efficacia preventiva nell’insorgenza di eventuali malattie causate dalla zecca” avverte il dottor Tomasi. “Possono servire se compaiono i sintomi, ma solo se è stata effettuata la diagnosi di una malattia batterica da zecca come succede per la Tularemia e dopo che il medico ha stabilito il tipo giusto di farmaco. Assumere antibiotici senza necessità non aiuta a stare meglio e favorisce la comparsa di antibiotico-resistenza”.
Articolo scritto con la consulenza del dottor Alberto Tomasi, direttore dell’area funzionale di Igiene pubblica dell’azienda Toscana Nord Ovest, presidente Simvim (Società italiana Medicina dei Viaggi e delle Migrazioni).
Fonti / Bibliografia
- Se viaggiate in Europa: attenti alle zecche! - SimVimFacebook Twitter LinkedIn Print Friendly
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