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È definita ipotesi igienica e sarebbe responsabile dell’aumento di alcune malattie correlate al sistema immunitario. Ormai da qualche tempo nella comunità scientifica si sta consolidando la convinzione secondo la quale, il mancato contatto con certi microrganismi a causa dell’eccessiva pulizia, aumenterebbe il rischio di ammalarsi nel corso della vita. Ora uno studio realizzato da un’equipe internazionale di scienziati ha confermato tale ipotesi.
Che cos’è l’ipotesi igienica
Sembra paradossale, ma crescere in ambienti eccessivamente puliti, troppo poco frequentati da animali e persone, interferisce con la maturazione dei meccanismi naturali di difesa dell’uomo, addirittura favorendo il rischio di ammalarsi nel corso della vita. Ne sono convinti gli esperti che hanno formulato la cosiddetta ipotesi igienica, secondo la quale l’esposizione nei primi anni di vita a germi patogeni è fondamentale per lo sviluppo e la maturazione del sistema immunitario. Controproducente, invece, è rimanere lontani da certi microrganismi con conseguente rischio di contrarre malattie come le autoimmuni, il diabete di tipo uno, ma anche allergie e altre condizioni patologiche correlate al sistema immunitario, malattie che sono in aumento nei Paesi occidentali.
Lo studio su oltre 200 bambini
Lo studio realizzato da un’equipe internazionale di scienziati ha confermato l’ipotesi igienica, ipotizzando inoltre che l’aumento di disturbi immunitari, osservato nei Paesi occidentali, possa essere correlato alle interazioni tra le diverse specie batteriche che popolano l’intestino umano. La ricerca, condotta sul microbioma intestinale, cioè la comunità dei microrganismi che vivono nel tubo digerente, è stata realizzata su 222 bambini nati e residenti in Finlandia, Estonia (dove le malattie immuni a esordio precoce sono piuttosto frequenti) e in Carelia (una repubblica della Federazione Russa dove invece le patologie immuno-correlate sono meno diffuse).
Batterioidi e bifidobatteri
Gli scienziati hanno valutato le specie batteriche presenti e hanno raccolto dati su abitudini alimentari, malattie, storia familiare. In seguito, hanno visto che nei microbiomi dei piccoli finlandesi ed estoni c’erano più batterioidi, mentre in quelli dei russi erano più rappresentati i bifidobatteri (entrambi microrganismi dell’intestino umano). Contemporaneamente, gli scienziati hanno osservato che il microbioma degli estoni e dei finlandesi era meno attivo dal punto di vista immunitario di quanto non fosse quello dei piccoli russi. La prevalenza di batterioidi nel tratto digerente umano, secondo i ricercatori è un fenomeno recente, correlato all’aumento degli standard di vita tipici dell’Occidente. Al contrario, il nostro rapporto con l’Escherichia coli è antico, ed è andato di pari passo con la storia evolutiva dell’umanità. “Abbiamo visto – ha spiegato Tommi Vatanen, primo autore dello studio – che un mix di batterioidi e di Escherichia coli inibisce le proprietà immunitarie di questo batterio e sospettiamo che questo possa avere conseguenze sul corretto sviluppo del sistema immunitario umano”.