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L’OMS definisce i probiotici organismi vivi e vitali che, somministrati in quantità adeguata, apportano benefici all’organismo ospite. Il problema è che sugli scaffali di farmacie e supermercati possiamo trovarne un’infinità. E allora quale scegliere per i nostri bambini? Come fare per non sbagliare?
Un vero e proprio organo
Il responsabile dell’Unità Operativa di Nutrizione dell’Università di Bari, docente di Nutrizione Pediatrica e vicepresidente nazionale della Società Italiana di Pediatria Preventiva e Sociale (SIPPS), Vito Leonardo Miniello (nella foto), sottolinea come i probiotici non siano tutti uguali né tutti efficaci. Il nostro organismo, spiega il docente, è formato da decine di migliaia di miliardi di microrganismi che interagiscono e comunicano tra loro e con le nostre cellule. Prevalentemente ubicati nell’intestino, questi microrganismi costituiscono un vero e proprio ”organo batterico”, il microbiota intestinale.
Prendersi cura dei nostri microrganismi
La presenza di questi microrganismi è fondamentale per mantenere in salute il nostro corpo. Un microbiota sano (eubiosi) rafforza le difese immunitarie, contrasta la predisposizione allergica, svolge importanti processi metabolici, fornisce vitamine, contrasta adesione e invasione di patogeni intestinali, aiuta ad assimilare preziosi minerali, ricava energia e sostanze utili dalle fibre che il nostro organismo non è in grado di digerire. È chiaro dunque come occorra prendersi cura dei nostri batteri buoni. Anche perché si tratta di un ecosistema estremamente delicato e basta poco per minarne l’equilibrio, con conseguenze che vanno dal semplice disturbo a malattie locali e sistemiche.
Un delicato equilibrio
Stress, alimentazione e stili di vita scorretti, infezioni, ma anche antibiotici o integratori di ferro – frequentemente prescritti ai nostri bambini – possono causare disturbi e alterare la composizione del microbiota. In questi casi, si possono assumere batteri buoni, i probiotici appunto, per ricostituire il vantaggioso equilibrio e arricchire il microbiota. Occorre però prestare molta attenzione, sottolinea il prof. Miniello. Spesso, anche nelle pubblicità e sulle confezioni dei prodotti si parla in modo generico di lattobacilli o di bididobatteri.
Accorgimenti per i più piccoli
Ogni ceppo probiotico ha una specifica identificazione, descritta da: nome del genere, specie e ceppo di appartenenza. Tale carta di identità deve essere riportata sulla confezione del prodotto. L’identificazione è fondamentale e deve essere segnalata anche dal pediatra nella prescrizione per prevenire o trattare un eventuale disturbo nei nostri bambini. Infatti, anche se i probiotici sono commercializzati come integratori e dunque senza obbligo di ricetta, è fondamentale scegliere quello giusto e seguire il dosaggio consigliato dallo specialista. Altro accorgimento è quello di seguire le norme riportate nel bugiardino per conservare il prodotto e mantenere vivo e attivo il suo contenuto.
Gastroenteriti e problemi intestinali
Consolidati studi clinici riconoscono solo a pochi ceppi batterici e a un lievito una reale sicurezza e una comprovata efficacia per contrastare determinati disturbi. Spesso, i farmaci utilizzati per curare le infezioni (antibiotici) possono alterare il nostro microbiota, inficiandone le preziose funzioni. In caso di gastroenterite acuta, diarrea virale o batterica (accompagnata talvolta da febbre e vomito), il prof Miniello suggerisce di ricorrere a specifici ceppi probiotici quali il batterio Lactobacillus rhamnosus GG e il lievito Saccharomyces boulardii che, somministrati in dosi adeguate, riducono durata e intensità dei sintomi.
Sinusiti, otiti e farangiti
Anche la bocca e le vie aeree hanno un proprio microbiota e, di consegueza, tali preziosi ecosistemi batterici possono essere ripristinati da specifici probiotici. Per limitare il rischio di otiti e sinusiti, spiega Miniello, si può ricorrere a un mix di Streptococcus salivarius 24SMBc e Streptococcus oralis 89a che, in formulazione spray, ripristina i batteri saprofiti (residenti) al fine di proteggere le vie aeree superiori. Si ricorre, infine, allo Streptococcus salivarius K12 per contrastare lo Streptococco beta-emolitico di gruppo A, notoriamente responsabile di faringiti, otiti e malattia reumatica.
Prebiotici: nutrire il microbiota
È fondamentale “nutrire” il nostro microbiota. Il primo passo è è quello di fornirgli la giusta quantità di prebiotici, che sono la principale fonte di energia della flora intestinale. I prebiotici, ricorda Miniello, sono parte integrante di un’alimentazione sana e completa. Si tratta principalmente di carboidrati e fibre non digeribili contenute in cereali, banane, asparagi, carciofi e cipolle (frutto-oligosaccaridi), ma anche in latte e yogurt (galatto-oligosaccaridi). Altra fonte di nutrimento per il microbiota sono l’olio di oliva (da assumere in giusta misura) e i grassi del pesce.
Questione di fibre
In tema di prebiotici, il chimico e divulgatore scientifico, Dario Bressanini, che da poco ha pubblicato il libro “La scienza della verdure” (Gribaudo, 2019), spiega come la cottura non riduca le fibre della verdura. L’unica differenza, spiega, è che le verdure crude hanno più volume e riducono maggiormente l’assorbimento di zuccheri, favorendo la motilità intestinale. Discorso diverso per gli estratti, che risultano quasi del tutto privi di fibre e, dal punto di vista alimentare, non possono essere considerati frutta. Se si ha bisogno di fibre dunque è meglio un frullato. Passando infine alle farine, la 00 contiene circa il 2% di fibre, contro il 6-7% della farina integrale. Percentuali comunque molto basse. Se si vuole assumere una buona quantità di fibre, l’esperto consiglia di optare per un’insalata di farro.
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