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Chiamato anche terrore notturno o disturbo da terrore nel sonno, il pavor notturno è una condizione benigna che interessa soprattutto i bambini sotto i 10 anni, con un picco attorno ai 18 mesi.
È caratterizzato da un risveglio parziale molto agitato, quasi sempre nella prima parte della notte. Può essere fonte di preoccupazione per i genitori perché gli episodi talvolta sono impressionanti, con il piccolo che grida, è sudato e ha il respiro corto.
Nonostante le manifestazioni intense, però, non si tratta di nulla di serio. “Nella maggioranza dei casi, infatti, il pavor nocturnus non è espressione di malattie né di disturbi affettivi e tende a risolversi spontaneamente con la crescita” spiega la dottoressa Deny Menghini, psicologa e psicoterapeuta, responsabile dell’unità di Psicologia dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma.
Durante le crisi è importante che mamma e papà mantengano la calma, non intervengano e non sveglino il figlio. Devono solo accertarsi che non corra dei rischi, togliendo eventuali oggetti pericolosi.
Di cosa si tratta
Il pavor notturno appartiene al gruppo delle parassonie, ossia comportamenti complessi, indesiderati e inconsapevoli nel sonno. Ne fanno parte anche come il sonnambulismo, il bruxismo e il sonniloquio (formulazione di frasi o parole durante il sonno). Si parla di pavor nocturnus quando improvvisamente il bambino si sveglia, urla, appare spaventato, agitato e sudato.
In genere, questi episodi si verificano nel primo terzo della notte, durante la fase non REM, quella di sonno lento e profondo, in cui non si sogna. “Il bambino, in realtà, è solo apparentemente sveglio. Infatti, non è cosciente, non riconosce i genitori e non reagisce agli stimoli ambientali. Generalmente, torna rapidamente a dormire e il mattino successivo non ricorda nulla dell’accaduto” chiarisce la dottoressa. Gli incubi, invece, si verificano durante la fase di sonno REM, che è più vicina alla veglia, per questo il piccolo si sveglia completamente e il giorno dopo ricorda quanto successo.
Cause
Nella maggior parte dei casi, il pavor notturno è una condizione benigna e non patologica, specie sotto i due anni. Le cause non sono chiare, ma tipicamente non è espressione di malattie né di disturbi relazionali né di vissuti emotivi. “Potrebbe essere legato a un’immaturità di alcune regioni cerebrali, come il sistema limbico. Con la crescita e probabilmente con la maturazione del cervello, tende a risolversi spontaneamente. Raramente si protrae oltre i 10-12 anni” conferma la psicoterapeuta. Non ha generalmente un significato patologico né alcuna conseguenza. Il rischio di svilupparlo è maggiore se si hanno altri famigliari che ne soffrono.
La durata degli episodi di pavor notturno è variabile, ma in genere il tutto si risolve in pochi secondi. Raramente le crisi si verificano più di una volta per notte. Anche la frequenza è variabile e non prevedibile.
Sintomi nei bambini
- Il bambino si sveglia improvvisamente (in realtà è un risveglio apparente) urlando e gridando
- Talvolta si mette a sedere sul letto in preda al terrore
- A volte ha gli occhi sbarrati, a volte serrati
- È pallido e sudato
- È soggetto ad agitazione intensa
- Il respiro è corto e frequente
- Il battito del cuore è accelerato
- Può agitarsi in movimenti scomposti e irrigiditi
Durante il pavor notturno, il bambino non risponde né alle parole né ai gesti. Anzi, se i genitori lo accarezzano o gli parlano, la crisi può aumentare. Talvolta, può anche perdere la pipì. Se viene svegliato completamente appare confuso e disorientato. Dopo l’episodio, però, si rilassa e riprende tranquillamente a dormire, come non fosse successo nulla.
Pazientare, unica soluzione utile
Il pavor notturno non necessita di cure mediche né di interventi da parte dei genitori. Di fronte a un episodio, la cosa migliore è aspettare, senza fare nulla. Sebbene le manifestazioni possano essere molto intense e destare preoccupazione, è importante mantenere la calma e non cedere al desiderio di intervenire per interromperle. Cercando di svegliare il bambino o confortarlo con coccole e rassicurazioni verbali, infatti, si rischia solo di aumentarne l’agitazione o di prolungare la crisi. Se il piccolo si alza o cammina nel sonno, limitarsi ad accompagnarlo delicatamente a letto.
“Il mattino dopo, si consiglia di non raccontare al figlio quanto successo per non generare in lui preoccupazioni in merito al sonno e allarmismi inutili” suggerisce Deny Menghini. “Sapendo di essere stato soggetto a terrore notturno potrebbe sviluppare timori rispetto al sonno per la paura di perdere il controllo senza esserne consapevole ”. Dopo un episodio è bene, invece, mettere in sicurezza la cameretta, per esempio togliendo eventuali oggetti pericolosi come forbici e soprammobili appuntiti. Assicurarsi anche di chiudere le finestre.
Insomma mamma e papà devono armarsi di pazienza tenendo presente che gli episodi si risolvono spontaneamente con la crescita. Molto utile informarsi sulle caratteristiche del pavor nocturnus, così da sapere bene di che cosa si tratta e cosa può succedere e, di conseguenza, tranquillizzarsi.
È bene che i genitori verifichino che il bimbo dorma comunque bene perché un sonno insufficiente e non adeguato potrebbe avere ripercussioni come stanchezza, scarsa concentrazione, nervosismo diurni. In questi casi, potrebbe essere utile un confronto con il pediatra.
Foto di copertina di ddimitrova via Pixabay.
In breve
Il pavor notturno è un fenomeno comune nell’età infantile e, sebbene possa allarmare i genitori, di solito è benigno e non è motivo di preoccupazione. Si manifesta con episodi di intensa paura durante il sonno, durante i quali il bimbo può apparire spaventato, urlare o muoversi in modo frenetico, spesso senza ricordare nulla dell’accaduto al risveglio. È importante che i genitori mantengano la calma durante le crisi, senza cercare di interromperle o di svegliare il figlio. Nel giro di poco tempo, infatti, il bambino si calmerà e tornerà a dormire. Con la crescita questa condizione tende a risolversi spontaneamente.