Tra i 2 e i 3 anni di età il bambino si trova ad affrontare una fase particolarmente delicata del suo sviluppo psicomotorio, caratterizzata da alcuni passaggi fondamentali verso la progressiva conquista di autonomia rispetto alla figura materna.
Dopo i primi anni vissuti in una sorta di simbiosi con la mamma comincia, infatti, a distaccarsene sperimentando quotidianamente il livello della propria indipendenza: cammina e inizia a mangiare da solo, compie rapidi progressi nell’utilizzo del linguaggio verbale, si trova a interagire con un numero via via più elevato di persone al di fuori della ristretta cerchia famigliare.
Queste nuove esperienze si associano a sentimenti positivi di entusiasmo e gratificazione, ma anche a un profondo e indefinibile senso di angoscia e insicurezza connesso alla prospettiva di una sempre più significativa separazione dalla principale “figura di attaccamento”. Oltre a non comprendere le sensazioni contrastanti che lo opprimono, il bambino non è in grado di esprimerle in modo diretto ed ecco che esse prendono corpo attraverso le “paure”, quelle classiche dell’età infantile (del buio, del lupo cattivo, dei ladri), personaggi e condizioni spaventose che gli danno modo di “mettere in scena” e quindi “tirare fuori” le sue ansie più nascoste. Accanto alle tipiche paure infantili ci sono poi quelle legate a tutte le nuove esperienze che il bambino si trova a vivere in questi primi anni di vita e che, in diversi casi, possono intimorirlo facendolo sentire più insicuro e inadeguato (paura dell’acqua, paura della scuola).
Avere paura soprattutto a quest’età è del tutto normale e mamma e papà non devono preoccuparsi se il loro bambino, che magari fino ad ora non aveva mai dato segnali in questo senso, inizia ad apparire un po’ più “fifone”.
Per fargli superare più facilmente questa fase e agevolare il suo percorso verso una crescente indipendenza, è fondamentale proprio il loro atteggiamento: dimostrarsi pazienti e comprensivi nei suoi confronti, evitando di assumere un atteggiamento volto a sminuire le sue paure o a spronarlo ad affrontarle con un coraggio e una sicurezza che in realtà deve ancora costruire dentro di sé, può risultare molto utile. La prima cosa da fare quando dichiara di “avere paura” è cercare di stimolarlo con calma a raccontare cosa lo spaventa: molto spesso i bambini, infatti, cercano di celare le emozioni che tendono a essere giudicate negativamente, finendo per ingigantirle e amplificarne gli effetti, mentre riuscire a esprimerle verbalmente e condividerle con la mamma o il papà consente immediatamente di ridimensionarle.
Infine, se si tratta, delle tipiche paure infantili che spesso fanno la loro comparsa attraverso gli incubi notturni, si deve consolare il bambino, rassicurandolo con un abbraccio quando si sveglia terrorizzato e, dopo averlo ascoltato descrivere il suo brutto sogno, fargli capire che ora è tutto finito e trascorre un po’ di tempo al suo fianco finché non si è tranquillizzato.
Fonti / Bibliografia
- Paure dei bambini - Ospedale Pediatrico Bambino GesùSi manifestano attraverso impazienza, irritabilità e problemi del comportamento alimentare. Per consentire di superarle va valorizzata la fiducia in se stessi