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Una semplice analisi del sangue svelerà il rischio di parto pretermine. Una nuova ricerca condotta alla Stanford University e finanziata dall’organizzazione no profit americana March of Dimes ha individuato nel sangue materno i biomarcatori che permettono di identificare accuratamente le donne in gravidanza che partoriranno i loro bimbi fino a 2 mesi prima del tempo.
Difficile da prevedere
Un risultato importante, perché a oggi i medici non hanno modo di valutare con precisione quali gravidanze si concluderanno con un parto pretermine. Utilizzando gli stessi campioni di sangue, il team ha trovato dei biomarcatori nel sangue materno che possono aiutare a stimare l’età gestazionale del bebè con un’accuratezza comparabile agli ultrasuoni, ma a costi inferiori.
Bebè più delicati
Prevenire il parto pretermine è importante perché i neonati prematuri sono fragili e richiedono cure specifiche. Nel mondo ogni anno ne nascono 15 milioni: di questi quasi un milione muore a seguito di questo evento che è anche causa di morbilità infantile e adulta, per le possibili complicanze neuro-psico-motorie.
L’orologio della gravidanza
Secondo lo studio, i risultati evidenziano l’esistenza di un “orologio transcriptomico della gravidanza” che potrebbe servire come un nuovo sistema per valutare l’età gestazionale del feto. Misurando l’Rna cell-free nella circolazione materna, si possono osservare i mutevoli schemi di attività genica che si verificano normalmente durante la gravidanza e identificare elementi che potrebbero segnalare ai medici il rischio di parto pretermine. Con ulteriori studi, i ricercatori potrebbero essere in grado di identificare specifici geni e percorsi genetici che potrebbero rivelare alcune delle cause alla base del parto prematuro, suggerendo i modi per prevenirlo.