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Ridurre lo stomaco con un intervento di chirurgia bariatrica aiuta i bambini e gli adolescenti con obesità, oltre che a dimagrire, a veder ripristinato il normale funzionamento del fegato, danneggiato dall’eccesso di peso. Lo conferma uno uno studio pubblicato sulla rivista medica Journal of Pediatrics da un gruppo di ricercatori delle unità operative di malattie epatometaboliche e chirurgia bariatrica dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma in collaborazione con il dipartimento di anatomia e istologia dell’Università La Sapienza di Roma. Insomma, la chirurgia bariatrica può risolvere obesità e fegato grasso.
I due ormoni coinvolti
Il tutto avviene grazie alla riattivazione della corretta attività di adiponectina e resistina, due ormoni la cui funzione viene alterata dall’obesità, causando l’infiammazione del fegato e del tessuto adiposo, nonché l’insorgere di insulino-resistenza, anticamera del diabete di tipo 2.
Il fegato torna a funzionare
“Il nostro studio – spiega Valerio Nobili, responsabile dell’unità operativa di Malattie epatometaboliche dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù di Roma – ha mostrato non solo una riduzione del peso in eccesso nei soggetti trattati con questa opzione terapeutica, ma anche il miglioramento delle principali patologie metaboliche correlate all’ obesità e fegato grasso, compreso il miglioramento dei tessuti epatici danneggiati dalla presenza di chili di troppo”.
Valida soprattutto nei bambini
La tecnica chirurgica principalmente usata in età pediatrica per la riduzione dello stomaco è la sleeve gastrectomy, che prevede una riduzione di circa il 70% dell’organo: “Alla luce di questi risultati – concludono i ricercatori – l’intervento di gastrectomia non va considerato come una soluzione meramente demolitiva, ma come una vera e propria terapia metabolica in grado di ripristinare le vie fisiologiche precedentemente compromesse”.