Argomenti trattati
Il toto-nomi che spesso si scatena all’arrivo di un piccolo in famiglia non sempre porta al risultato sperato. Le statistiche dicono, infatti, che una madre su cinque si pente poi del nome del bambino e tra le “ravvedute” un terzo lo ha dichiarato a sole sei settimane di vita del bimbo.
La scelta giusta
Anche la scienza si è scomodata per giustificare l’importanza della scelta del nome del bambino: secondo uno studio della New York University, se il nome è di facile pronuncia, le possibilità di successo in ambito lavorativo aumentano. Mentre un altro studio della Shippeng University ha scoperto che i ragazzi con nomi più rari e particolari corrono maggiori rischi di comportamenti antisociali. Non solo il nome per esteso, ma anche la prima lettera del nome avrebbe una certa influenza a scuola, come riporta un’inchiesta dell’Economics of Education Review: chi ha l’iniziale tra le prime lettere dell’alfabeto sarebbe più diligente rispetto a chi ha un’iniziale in fondo all’alfabeto.
Un nome, un destino
Anche Linkedin, una delle reti professionali più grandi del mondo, si è scomodato ad analizzare gli oltre 100 milioni di profili utente, scoprendo che gli utenti di successo tra gli uomini avevano classici nomi rassicuranti e “aperti” come Bob, Bruce o Jack, mentre tra le donne infondono credibilità Deborah, Cyntia e Carolyn.
Pentiti in aumento
Sarà vero oppure no… sta di fatto che sono sempre più numerosi i genitori che si pentono del nome dato al bambino e arrivano a spendere molti soldi in consulenze ad hoc, per poi farlo modificare.
Affinità e relazioni sociali
Il nome che porta inciderebbe anche sulle relazioni sociali, attirando o meno inconsciamente colleghi, amici e potenziali partner. Uno studio della Colombia University sostiene, infatti, che si tende a scegliere un compagno che abbia un nome assonante al proprio, mentre un’altra ricerca della Winsconsin School of Business rivela che avere le stesse iniziali dei colleghi aiuterebbe a lavorare in sintonia.