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Il sovrappeso e l’obesità sono due condizioni molto diffuse in tutte le fasce della popolazione e nella maggior parte del mondo e la loro incidenza è in aumento in particolare nei Paesi a basso reddito. Nel 2016, secondo le stime dell’Organizzazione mondiale della Sanità, 250 milioni di bambini presentavano un eccesso di peso. La prima infanzia è però l’età in cui si è generalmente più magri. Uno studio realizzato negli Stati Uniti e pubblicato sulla rivista Proceedings of National Academy of Sciences (Pnas) approfondisce appunto l’aspetto del consumo di energia da parte del cervello dei più piccoli.
Quanta energia consuma il cervello
Se si spendono meno calorie di quante se ne introducono si tende ad aumentare di peso; in questo bilancio energetico, però, c’è un elemento che viene trascurato e di cui ancora non si è compreso appieno il ruolo: il consumo di energia da parte del cervello. Le variazioni del suo fabbisogno potrebbero, infatti, influenzare l’andamento del bilancio di energia nell’organismo e quindi il rischio di obesità. Nella prima infanzia, in media, il cervello utilizza quasi la metà dell’energia disponibile. Crescendo, invece, i rapporti si invertono: il cervello consuma meno e l’aumento di peso diventa più rilevante. Il metabolismo cerebrale è un elemento potenzialmente rilevante di cui si sa poco. Il cervello, il cui peso è solo il 2% della massa corporea, conta però per il 20% sulla spesa energetica quotidiana e la richiesta di energia per lo sviluppo cerebrale potrebbe limitare l’energia disponibile per l’aumento di peso e per altre funzioni, tra cui il deposito di grassi.
Quanto varia la spesa energetica tra i bambini?
Per Christopher Kuzawa, uno degli autori della ricerca americana, è importante incoraggiare i ricercatori a misurare l’utilizzo di energia da parte del cervello negli studi sullo sviluppo infantile. Si sa, infatti, che la quantità di energia bruciata dall’organismo influisce enormemente sull’aumento di peso e, quando i bambini hanno cinque anni, i loro cervelli usano quasi metà dell’energia a disposizione. Poi l’energia richiesta diminuisce nella tarda infanzia, quando l’aumento di peso corporeo è più rapido. Alcuni dati suggeriscono una sorta di scambio tra il volume di alcune strutture del cervello e l’Indice di massa corporea e un’associazione inversa tra questo parametro e le funzioni cognitive esecutive più dispendiose di energia. Tuttavia non sappiamo ancora di quanto la spesa energetica del cervello possa variare tra i bambini. Le diverse quantità di cui quest’organo necessita nell’infanzia, quando la richiesta è massima, secondo i ricercatori possono influenzare il rischio futuro di obesità.
Attenzione al peso guadagnato in anticipo
Durante l’infanzia la quantità di grasso corporeo varia: comincia a diminuire dopo il primo anno di vita raggiungendo un minimo prima di aumentare verso i 4-7 anni di età. Il momento in cui si verifica questa inversione è chiamato “adiposity rebound”. Il bambino, cioè, mette su peso. Se questo momento è anticipato, e quindi si guadagna peso in anticipo, c’è il rischio di diventare obeso o sovrappeso. Il cervello in fase di sviluppo arriva a consumare il picco della spesa energetica (il 66%) proprio negli anni che precedono l’adiposity rebound.